>> Salgono a otto le dimissioni dal Consorzio dell’Asti

La tensione nel mondo dei vinificatori e produttori  di moscato, ha ripreso a salire vortigosamente.
Questa mattina,  martedì 21 dicembre,  quattro importanti personaggi del mondo del Moscato (Giovanni Satragno di Loazzolo, presidente della Produttori; Paolo Saracco di Castiglion Tinella, presidente della Moscatellum; Roberto Sarotto, vinificatore e produttore di Moscato, sindaco di Neviglie; Ignazio Giovine dell’Armagia di Canelli) hanno presentato, scritte a mano, le dimissioni dal Consorzio per la Tutela dell’Asti.

Con le quattro  odierne, le dimissioni dal Consorzio salgono ad otto, dopo quelle di Gancia, Martini Rossi, Cantina sociale di S. Stefano Belbo e Fontanafredda.
Sulle motivazioni delle dimissioni abbiamo pescato telefonicamente  Paolo Saracco che, sinteticamente (in auto) ha riassunto: “In merito c’è un grave malessere. Saranno tanti gli altri che usciranno in questi giorni dal Consorzio, con una caduta a domino –  C’è chi intende allargare la zona del moscato, aumentare la resa… E Noi non ci stiamo”.

“Sono state dimissioni sofferte  – ci informa Roberto Sarotto – Io non mi riconosco nella politica del Consorzio che non è più quella di quando sono entrato a farne parte (1995). Sia come produttore che come sindaco non condivido la loro politica. Condividere le posizioni del Consorzio mi sembra un insuccesso della vita e dei valori storici del territorio. Il nostro Moscato è quello delle nostre belle colline, dove è nata la Resistenza, che, oggi come ieri, rappresenta un valore nel quale ci riconosciamo e che vogliamo portare avanti contro ogni sopruso”.

“I langaroli resistono – ci ha rilasciato dalla Francia, Giovanni Satragno – Hanno molta resistenza.  Noi non è che ce l’abbiamo con il Consorzio. Vogliamo che cambi il vento a cominciare dall’attuale presidente”.

“Saremo in tanti – aggiunge Ignazio Giovine – Ci sono anche certi industriali, non agricoli, che la pensano come noi.  A noi non va la politica  che non prevede il dialogo e non tiene conto delle esigenze di lungo termine e così fra tre anni ci troveremo di fronte alle giacenze. Si sta ripetendo la stessa situazione di dieci anni fa. Se si parla di collaborazione e di filiera e quindi bisognerebbe essere leali e solidali.
Qui fanno firmare le iscrizioni al Consorzio quando i viticoltori vanno ad incassare i soldi dagli industriali”.

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