>> Cia sud Piemonte: Moscato, no all’aumento delle rese

(a cura di Paolo Monticone)

Di Moscato e delle sue implicanze se n’è a lungo discusso, venerdì 21 gennaio a Canelli, durante la riunione dei vertici del sud Piemonte della Confederazione Italiana Agricoltori (presenti Dino Scanavino, Carlo Ricagni e Valentina Masante, presidenti delle Cia di Asti, Alessandria e direttore di Cuneo) a cui hanno partecipato una trentina di viticoltori delle tre province.

 

No, per il momento, all’allargamento della zona di produzione al Comune di Asti.
Dire di no alle richieste di pericolosi aumenti di produzione e delle rese, ma anche rendere più incisiva e consistente la rappresentanza dei produttori di uva all’interno del Consorzio di tutela dell’Asti; evitare, almeno per il momento e con le modalità proposte dal Consorzio di tutela, l’ingresso del Comune di Asti nella zona di produzione del Moscato e battersi perché sia sempre e comunque la Regione Piemonte l’ente deputato a dire la parola decisiva sui temi di maggior rilievo per la gestione del comparto. Questi i punti che caratterizzeranno l’azione della CIA negli imminenti appuntamenti del 26 gennaio (riunione della Commissione paritetica regionale) e del 28 dello stesso mese (riunione Comitato vitivinicolo regionale per l’esame delle ultime richieste di modifica al disciplinare dell’Asti e del Moscato d’Asti docg).

Le critiche alla gestione del Consorzio dell’Asti non sono mancate, anche se è stato ribadito che l’Ente ha importanza fondamentale nella gestione del settore e proprio per questo la sua composizione deve essere profondamente riformata assegnando alla parte agricola una capacità di rappresentanza assai più incisiva. “Credo sia meglio – ha affermato Scanavino – che la rappresentanza agricola, che qualcuno pensa debba essere affidata quasi esclusivamente ai singoli viticoltori, sia invece eminentemente collettiva – in questo caso delle organizzazioni professionali – in quanto espressione di interessi collettivi di tutta una categoria, ma soprattutto si debba arrivare a codificare la presenza agricola in termini decisivi riguardo alle decisioni che il Consorzio di volta in volta assume”.

Altro punto su cui i partecipanti all’incontro non hanno avuto dubbi è stato quello riguardante il ruolo della Regione che “non può essere demandato al Consorzio, ma deve restare in capo all’ente pubblico territoriale di qualsiasi colore sia il suo esecutivo”. “Il Consorzio – ha affermato il giovane produttore di Cassinasco, Gianmarco Cerutti – si impegni piuttosto a tutelare la denominazione dell’Asti e del Moscato ed a vigilare sulla qualità del prodotto, uno dei problemi centrali di tutto il comparto”.

Sulla garanzia di qualità del prodotto è intervenuta anche Valentina Masante che si è detta contraria all’aumento delle rese, sottolineando la necessità di affrontare il favorevole momento commerciale del Moscato senza eccessive euforie: “Non lasciamoci ingannare dai facili guadagni di questi anni e lavoriamo per consolidare la situazione”.

Si è anche discusso dei controlli di Valoritalia sulla reale consistenza dei vigneti, (in atto in questi mesi e nei prossimi quattro anni n.d.r.), per cui è possibile che il “vigneto Moscato” piemontese si riduca di una quantità che oscilla tra il 3 ed il 4%.

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