A proposito di tassa rifiuti, il maestro Romano Terzano, segretario dell’Unitré di Nizza-Canelli, riferendosi in particolare alla situazione del Comune di Canelli, interviene con alcune sue precise considerazioni: «Un oggetto di qualsiasi genere si considera rifiuto se chi lo possiede decide di disfarsene. Diventa rifiuto il pane raffermo se chi lo ha comperato lo butta nella pattumiera. Così avviene per un vestito, un’attrezzatura, un vegetale… Solo il detentore ha la facoltà di operare questa scelta. E’ un atto che ha delle precise conseguenze.
Trasformare qualcosa in rifiuto e buttarlo nella pattumiera significa chiamare in causa i concittadini a sostenerne i costi derivanti dalla raccolta, dal trasporto, dallo smaltimento del medesimo che da noi ricadono uniformemente su tutti.
Produrre rifiuti in quantità superiore allo stretto indispensabile diventa un atto irriguardoso nei confronti dei concittadini, dannoso per l’ambiente, non eticamente sostenibile né giustificabile. L’obiettivo primario che ogni cittadino responsabile ed ogni amministratore accorto deve perseguire è quello della massima riduzione possibile dei rifiuti. La sola e puntuale differenziazione non basta in quanto se un cittadino, ad esempio per la plastica, differenzia tutti gli oggetti di questa materia in modo scrupoloso, ma usa quotidianamente le stoviglie da gettare, beve l’acqua delle bottiglie di plastica o compera l’insalata prelavata con relativo contenitore da buttare, subito produce un’enormità di rifiuti e per nulla persegue l’obiettivo di ridurne la quantità.
Gli attori che intervengono pertanto in questa operazione sono il cittadino, con la sua libera scelta di produrre più o meno rifiuti e l’amministratore locale col compito di orientare i comportamenti dei cittadini e con la responsabilità dell’organizzazione del servizio in modo che gli oneri siano possibilmente ripartiti in base alla quantità ed alla qualità del rifiuto prodotto. Due obiettivi che a Canelli per ora sono perseguiti in maniera insufficiente. Moltissimo resta da fare. Venendo alla nostra situazione, a riguardo del concentrico e della zona urbana immediatamente periferica, si possono fare alcune considerazioni.
La tassa è cara in quanto l’obiettivo primario della riduzione dei rifiuti, salvo le debiti e virtuose eccezioni, non è ancora raggiunto. La quantità di vegetali consegnati alla raccolta è enorme e decisamente ridimensionabile.
Secondo i dati statistici nazionali è una frazione notevole, pari circa al 30% del peso totale dei rifiuti. Sempre dalle fonti ufficiali si evince che 100 metri quadrati di orto/giardino producono in media 4,5 quintali di vegetali l’anno. I calcoli relativi ad aree verdi cittadine private, ad esempio di 1000 metri quadrati, danno una quantità enorme di rifiuti prodotti, spesso ora raccolti. Potrebbero invece, facilmente e convenientemente, essere trasformati in compost in loco dal proprietario dell’area verde, senza oneri per nessuno.
La tassa poi è decisamente iniqua in quanto i costi della raccolta, del trasporto e del trattamento di notevoli quantità di vegetali conferiti da chi possiede aree verdi private, vengono ripartiti in solido, per il 100%, anche a carico di chi abita in residenze condominiali, dove ovviamente non si hanno né prati, né frutteti, né orti in salotto. Essa diventa ancora più iniqua in quanto chi possiede un’area verde e risiede in abitazioni non condominiali, in esecuzione della delibera comunale n° 127 del 14 giugno 2010, ha potuto richiedere “l’adesione al servizio di raccolta verde domiciliare e la consegna di un contenitore carrellato, in comodato d’uso gratuito”.
Che un cittadino, che già produce, per sua scelta, un rifiuto aggiuntivo in quantità non trascurabile rispetto ai rifiuti ordinari prodotti da tutti, possa avere anche in comodato d’uso gratuito uno strumento da usare, senza un proprio onere, costituisce un privilegio inaccettabile in quanto i costi per l’acquisto di tali strumenti gravano sulla spesa generale. Tale privilegio è mica accordato agli agricoltori che usano fitofarmaci e per tanti altri rifiuti particolari. Oltretutto tale indirizzo adottato dai nostri amministratori contrasta palesemente col regolamento che recita che gli oneri sono ripartiti sulla presunzione della quantità dei rifiuti che ogni cittadino produce. E’ ovvio presumere che chi abita in un condominio o chi ha un ufficio in centro non conferisca vegetali alla raccolta dei rifiuti.
Un ultimo accenno si può fare sull’albo dei compostatori. Si nota solo che questi soggetti, sempre con decisione dell’amministrazione comunale del maggio 2010, hanno potuto usufruire dell’aumento della riduzione della tassa dal 5% precedente al 10%, sconto tuttora in vigore. Ora arrivano le bollette da pagare. Cosa ne pensano i cittadini che non conferiscono verde?»