Il maestro Romano Terzano, molto sensibile ai temi dell’ambiente, ancora una volta coglie l’occasione per invitarci a riflettere.
ll problema di alcune calamità naturali, sta a monte, ai cambiamenti climatici.
«Agire su questo fronte è però molto difficile. Occorre acquisire consapevolezza che i cambiamenti climatici, messi in atto prevalentemente dall’opera dell’uomo, possono creare situazioni difficili da controllare a posteriori, quando ormai è troppo tardi.
Anche dai recenti fatti possiamo trarre motivo di riflessione per il nostro territorio. Mercoledì 23 agosto, verso le 16,30, dal Pizzo Cengalo, al confine con la provincia di Sondrio, nel territorio svizzero del comune di Bondo, che confina con la Val Chiavenna, si è staccata un’enorme frana di oltre 4 milioni di metri cubi di materiale, seminando panico, distruzione e danni ambientali incalcolabili. Otto escursionisti, a 3 giorni dal disastro, risultavano ancora dispersi. Un fatto eccezionale, anche se la zona era sotto controllo a causa dei segnali premonitori avvertiti nei giorni precedenti. Un intero costone del monte è franato portando a valle enormi massi, fango e detriti, abbattendo abitazioni, devastando strade, ponti e vegetazione. Ingenti danni, specie alla fauna ittica e all’alveo del fiume, si registrano anche sul versante italiano, nella Val Chiavenna. Il fatto appare un po’ strano perché si è abituati a collegare le frane con piogge intense e continue che fanno smottare il terreno. In questo caso invece la frana si è generata per la concomitanza di due fattori importanti ed inconsueti, in un terreno caratterizzato dalla presenza di uno spesso strato di permafrost, ad un’altitudine di oltre 3 metri. Le alte ed eccezionali temperature di un’estate anomala hanno determinato l’assottigliamento del permafrost, strato di terreno ghiacciato da tempi lontanissimi, e contemporaneamente un’eccezionale portata dei torrenti che scendono dai ghiacciai che si sciolgono oltre misura, a causa sempre delle alte temperature anche in alta quota. Il materiale franato si è riversato nell’acqua che gli ha impresso un veloce movimento verso la valle. La forza d’urto è stata devastante, mai prima si era verificato un evento così impressionante. Si sono viste case crollare in pochi secondi e sparire tra il materiale in movimento. L’evento è stato analizzato da dal prof. Mauro Guglielmin, docente di geomorfologia all’ Università dell’Insubria e responsabile dell’attività di ricerca in Antartide sul permafrost e sui cambiamenti climatici. Il permafrost – ha sottolineato il prof. Guglielmin – sul Pizzo Cengalo si è assottigliato, determinando una forte instabilità nelle pareti impregnate di ghiaccio che si è sciolto. Gli scienziati da tempo lanciano i loro avvertimenti, ora sta ai singoli cittadini e principalmente ai politici prendere atto del pericolo e indirizzare azioni concrete ed urgenti dirette a invertire la rotta, per la custodia della nostra Madre Terra.»