(Paolo Monticone) Una rivoluzione o un normale avvicendamento al vertice di alcune tra le più note aziende produttrici di vino e spumante dell’Astigiano? Potrebbe trattarsi di un importante segnale di cambiamento nelle strategie dello sviluppo dell’attività enologica in Piemonte.
La prima azienda a “cambiare padrone” è stata, in ordine di tempo, La Barbatella di Angelo Sonvico (la titolare era, a termini di legge, la moglie Emiliana Martini) che nei primi anni ’80 fu protagonista di una piccola rivoluzione qualitativa e concettuale nella zona di Nizza Monferrato, passando, tra le prime, alla filosofia, oggi un po’ in crisi, della Barbera affinata in barrique e dei vini di grande stoffa e importanza tra cui la celebre “Vigna dell’Angelo”. Sonvico arrivava da Milano ed in origine non era certo quel che si dice un “uomo del vino”. Dopo trent’anni di passione enologica, ha finito per cedere l’azienda – pur essendo diventato nel frattempo un effettivo nicese d’adozione – ad un altro milanese, anch’egli quasi digiuno di vino ma affascinato dall’idea. Il successore di Sonvico è Lorenzo Perego, imprenditore nel ramo sicurezza e arredamento industriale, sposato a Cinzia Marguccio, manager di eventi e mostre d’arte, quattro figli ed una voglia smisurata di cimentarsi con i quattro ettari e mezzo di vigneto della Barbatella.
Ben diverso è il cambio di proprietà di due aziende canellesi, a carattere precipuamente industriale, molto diverse tra loro per storia, fama e tipologia produttiva, acquisite da altrettante aziende agricole. Un fenomeno assolutamente insolito e che potrebbe costituire una svolta di grande rilievo.
Stiamo parlando della Contratto (storica e prestigiosissima azienda spumantiera canellese con stabilimento nel centro storico della città e cantine tra le più suggestive e spettacolari del sud Piemonte) e della Amerio Rocco (anch’essa azienda canellese che da oltre sessant’anni vinifica uve piemontesi di ogni tipologia con un significativo volume di prodotto “lavorato” e commercializzato in tutta l’alta Italia).
La Contratto, già passata nella prima metà degli anni ’90 dalla famiglia fondatrice a Carlo Micca, esponente di prima importanza della distilleria Bocchino, è stata acquisita, dopo trattative durate un intero anno, dalla famiglia Rivetti di Castagnole Lanze. Definire quella dei Rivetti – i fratelli Bruno, Giorgio e Carlo – un’azienda agricola, potrebbe sembrare riduttivo, visto che “La Spinetta” possiede, oltre ai vigneti di Castagnole da cui tutto è partito oltre trent’anni or sono, anche importanti possedimenti nell’area del Barolo, a Grinzane Cavour (Spinetta Campè) ed in Toscana, tra Pisa e Volterra (Spinetta Casanova) e si è dotata ormai da anni di una propria azienda importatrice che agisce negli Stati Uniti, primo mercato di forte espansione del suo famoso Moscato d’Asti. Ma alla fine sempre di azienda agricola si tratta, anche se di dimensioni insolite per le medie piemontesi.
E dunque appare perlomeno singolare questo balzo verso gli spumanti metodo classico e soprattutto verso la Contratto che delle bollicine di qualità è sempre stata uno degli alfieri di maggior prestigio. “Lo spumante era un sogno e la Contratto la realtà –dice Giorgio Rivetti che ha ormai preso residenza quasi stabile a Canelli – Il mondo dello spumante ci ha sempre affascinato e rappresenta per noi più di una sfida. Da agricoltori a quasi industriali il passo non sarà facile, ma credo che ce la faremo”
Dunque da imprenditori agricoli diventerete industriali al servizio del prodotto agricolo. “E’ ovvio che c’è differenza tra quello che abbiamo sempre fatto e ciò che invece vogliamo fare alla Contratto, ma se puntiamo sempre e comunque al massimo della qualità, i concetti base non sono poi così diversi. Di certo bisognerà uscire un po’ dalla mentalità del barolista, ma d’altra parte qui siamo a Canelli, patria dello Spumante e con questa storia ci dobbiamo confrontare. Non cerchiamo grandi numeri, ma altissima qualità. Puntiamo a non più di un milione di bottiglie con i marchi tradizionali Contratto (For England, Bacco d’Oro, Asti De Miranda, ecc.) e soprattutto vogliamo essere capaci di poterci confrontare senza alcun timore reverenziale con i migliori champagne”.
Alla Contratto il primo comandamento è “cambiare gradualmente e possibilmente senza fare troppo rumore”. Primo segno, il rinnovo del look delle etichette, presentato proprio pochi giorni fa, che è avvenuto prendendo a simbolo una vecchia affiche della stessa Contratto. Il passo agricolo al ritmo dell’industria.
Lo stesso passo che pare sia stato adottato dalla nuova proprietà della “Amerio Rocco”, nata nell’immediato dopoguerra a Canelli per vinificare le uve dei tanti “particolari” del territorio che coltivavano bene ma non sapevano esattamente come fare il vino. Una rete commerciale molto fidelizzata in tutto il nord Italia (il 50% di consumatori privati), quattro dipendenti, tutte le tipologie del sud Piemonte (dalla Barbera d’Asti al Moscato d’Asti, dal Barolo al Gavi, dal Roero Arneis al Cortese Alto Monferrato, dal Grignolino d’Asti al Dolcetto d’Alba), molto sfuso un tempo, molte bottiglie (almeno 300mila) oggi, 2500 ettolitri con il proprio marchio e altrettanti in conto terzi. Sempre della stessa famiglia – prima gli Amerio e poi i Soria – l’azienda è stata acquisita da qualche mese dai fratelli Pietro e Mario Cirio (rispettivamente 50 e 46 anni) dell’Azienda vitivinicola Pianbello di Loazzolo, cui si sono affiancati l’enologo Gianluca Scaglione (36 anni) e, per una piccola parte, Alessandro Soria, personaggio che garantisce la continuità operativa della cantina.
Dalla Pianbello, celebre da anni per il suo Moscato d’Asti (27 ettari di vigneto) e più recentemente per un ottimo “Alta Langa”, alla variegata produzione della “Amerio Rocco”. Che cosa ha spinto i Cirio a questo significativo salto imprenditoriale?
“Ci siamo resi conto che continuavamo a lavorare all’interno di un mercato chiuso – afferma Pietro Cirio – e che avevamo bisogno di orizzonti diversi e più ampi per poter sviluppare la nostra attività e abbiamo pensato alla Amerio Rocco il cui enologo collabora con noi da più di dieci anni. Con questa acquisizione si sono aperte, per noi, vie commerciali del tutto nuove mentre all’Amerio abbiamo portato nuove idee ed un rinfrancato slancio imprenditoriale”.
Tanto per cominciare, si sta completando a Pianbello il centro di pigiatura delle uve (di entrambe le aziende), mentre a Canelli sarà potenziato l’impianto di imbottigliamento, quindi si aprirà in città un Punto vendita-Enoteca che proponga anche i prodotti più tipici della gastronomia della zona e nel frattempo si sta allargando l’area commerciale con le prime puntate in Toscana. Infine il progetto prevede, per la prima volta, l’utilizzo delle uve di vigneti che saranno intestati all’azienda. Insomma una piccola ma vera rivoluzione che non può prescindere – come afferma Gianluca Scaglione – da un generale miglioramento qualitativo “per cui lo spazio c’è sempre”.
Se l’agricoltura comincia ad essere la protagonista dello sviluppo economico del territorio con imprese imprenditoriali del genere, forse varrebbe la pena che le istituzioni cominciassero a fare qualche riflessione in merito. A patto che se ne siano accorte.