>> La Cia dice ‘no’ a nuovi impianti di Moscato bianco

C’è davvero bisogno di nuovi impianti di Moscato bianco, l’uva con cui si produce l’Asti spumante ed il Moscato d’Asti? Alle richieste in tal senso giunte, in questi ultimi giorni da più parti, la Cia di Asti risponde chiaramente che, al momento, la cosa non è assolutamente necessaria.

“Viene periodicamente alla ribalta la richiesta di nuovi impianti – afferma il presidente provinciale e vicepresidente nazionale della Confederazione italiana agricoltori, Dino Scanavino – e questa volta c’è chi motiva la necessità sottolineando che si sta piantando Moscato in molte zone d’Italia creando possibili concorrenze di tipologia, e chi invece prende spunto dai “famigerati” ventun ettari concessi e poi negati nel Comune di Asti, per ipotizzare l’esigenza di riaprire la “corsa” a nuovi impianti. Un evento che ritengo non necessario in questo momento”.

Una posizione chiara quella della Cia perché, come ribadisce Scanavino, il nostro è Moscato d’Asti e non semplice Moscato e “quindi non dovremmo preoccuparci più di tanto se in altre regioni si piantano viti di uve che hanno solo qualche affinità con il nostro prodotto. Anzi, dovremmo proprio evitare di percorrere la strada della crescita degli impianti, ammaestrati dall’esempio – di certo non positivo – della Barbera. Teniamo poi conto che nel 2010, per la prima volta da molti anni, siamo tornati ad una importante quota di utilizzo di quanto disposto dal disciplinare. I margini di disponibilità del prodotto sono comunque ancora ampi e non vedo perché si debba pensare a far crescere la produzione di uva con effetti di mercato che potrebbero essere tutt’altro che positivi”.

Come rispondere dunque a queste richieste?
“La Cia non è mai stata integralista su alcun tema ed a maggior ragione non lo sarà in questo caso – conclude il vicepresidente nazionale della Confederazione – ma non ci sembra corretto impostare una campagna di sviluppo di un settore sull’ipotetica concorrenza da parte dei moscati di tutto il mondo. Quello d’Asti l’abbiamo solo noi e questo dovremmo difendere con tre obiettivi irrinunciabili: consolidare l’attuale situazione commerciale su tutti i mercati,nazionale ed esteri, migliorare la qualità del prodotto; incrementarne il prezzo medio di vendita.

Restando al tema dei vigneti, piuttosto di proporne dei nuovi, credo sarebbe indispensabile finanziare il rinnovamento dei quelli esistenti, ringiovanendoli ove necessario, per renderli, se del caso, più produttivi ed esenti dai problemi fitosanitari che ne hanno caratterizzato l’esistenza in questi ultimi anni”.

(a cura di Poalo Monticone)

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