Di biologico si è parlato, mercoledì 16 aprile, durante il “Bio… logico! Dalla vigna alla cantina” all’Ampelion di Alba.
Al convegno sono intervenuti Cristina Micheloni del Progetto Orwine e Roggero Marzilli della Stazione sperimentale per la viticultura sostenibile di Gaiole in Chianti.
Secondo Marzilli i produttori vitivinicoli sono pronti al biologico, convinti come sono che non c’è nulla di bello e di buono nello spargere veleni nei vigneti. Ma tutto dipenderà dall’atteggiamento globale nei confronti della terra, del cielo, dell’acqua degli esseri viventi e quindi del vino biologico che dovrà evitare le maniere forti dell’uso esasperato della chimica e ricorrere alle manieri dolci della conoscenza, dell’esperienza e pratiche agronomiche che mettano sopra a tutto la sapienza dell’uomo, senza dimenticare che è nel terreno che si trova la radice della pianta.
«Con il consumatore che presta sempre più attenzione ai prodotti bio, vini inclusi, è facile prevedere – asserisce Giancarlo Montaldo – un’ulteriore crescita di questo segmento di produzione, a vantaggio della salute di tutti e prima di tutti del produttore».
Tendenze e Novità. Le ultime tendenze dicono che la viticoltura pulita-ecologia sostenibile sta emergendo. Sempre minore l’utilizzo della chimica, anche se, in certi casi, necessaria. Addirittura pare che in futuro si potranno avere barbatelle resistenti a peronospora e oidio. Per Lorenzo Tablino «La lotta biologica, da anni, sostituisce, in certi casi, i pesticidi, le tecniche d’inerbamento e il diserbo chimico. In cantina il freddo e nuove tecnologie fisiche stanno rinnovando antiche pratiche enologiche comportando minori sprechi, bassi impatti ambientali e riducendo l’uso di chiarificanti».
E ancora, di ritorno dal centro di osservazione del Vinitaly, riporta alcune novità: arriverà la bottiglia di carta anche per il vino ed è già disponibile un tappo ottenuto dai residui di lavorazione della canna da zucchero, rinnovabile al cento per cento».