Dopo un accurato e attento sopralluogo nel centro di Canelli, il maestro Romano Terzano ci ha inviato le sue osservazioni in merito allo stato attuale dell’Atlante dei Vigneti progettato dall’architetto Marco Cavagnino e realizzato dal Comune, tre anni fa:
Sulle nostre ridenti ed ubertose colline la vendemmia imminente. I grappoli dorati occhieggiano tra i pampini, per la gioia dei laboriosi contadini, il premio di tanta fatica e passione.
Da qualche anno la vite fa bella mostra anche per le vie di Canelli: è nato il World Atlas of Wines, l’atlante mondiale dei vigneti con le numerose varietà di vitigni, patrimonio della nostra cultura contadina.
E’ un investimento per la qualificazione del nostro territorio. L’abbiamo visitato per fare un succinto consuntivo, prima della raccolta delle uve. All’inizio di via Asti abbiamo osservato un filare con bei grappoli quasi maturi che attirano l’attenzione dei passanti. Sono viti in posizione ideale, esposte in pieno sole, con le radici che affondano nel nostro ubertoso terreno, proprio come avviene per quelle che crescono sulle colline. Qui il prodotto è ottimo ed attraente.
Nel cortile di palazzo Anfossi un filare di Moscato fiancheggia il vialetto di accesso agli uffici comunali. Le viti sono rigogliose, i grappoli belli. Si teme qualche attacco di muffa, come già avvenne lo scorso anno, perché crescono accanto al prato all’inglese che, come si sa, ha bisogno di annaffiature quotidiane, ma l’umidità eccessiva rischia di danneggiare i grappoli.
Altre viti rigogliose, ben radicate nel terreno, in mezz‘ombra, si notano in via Papa Giovanni XXIII. Sono assai frondose, forse troppo, tanto che i tralci, non sorretti, ricadono fino a terra e nascondono qualche grappolo che stenta, per maturare bene, a farsi accarezzare dai raggi del sole. All’inizio di viale Risorgimento alcune viti contendono il nutrimento con poderosi ippocastani che rubano loro anche il sole. Hanno grappoli piccini.
Abbiamo percorso via Roma, viale Indipendenza, corso Libertà e viale Risorgimento, via Solferino per osservare le viti messe a dimora nei cassoni metallici. Qui la sorpresa ci ha un po’ inorriditi: un vero disastro, un’offesa alla natura. I tralci, che in primavera si erano allungati nell’intento di svilupparsi a dovere, sono già pronti per l’autunno, quasi spogli. Il filare che più di tutti ha sofferto si trova all’inizio di viale Risorgimento, prima della curva, ha i tralci rinsecchiti, di colore marrone, le foglie sono quasi tutte cadute, due grappoli che prima promettevano bene sono addirittura seccati per aver offerto la loro linfa alla pianta madre che stava seccando. Non abbiamo osservato le radici, perché affondano nel poco terreno del cassone.
Sicuramente hanno sofferto la prigionia, la siccità, l’arsura trasmessa dal metallo arroventato ed hanno interrotto la loro funzione vitale a sostegno dei tralci, della foglie, dei grappoli.
A noi è parso che qui la natura abbia ricevuto una pesante offesa. Ai numerosi turisti, italiani e stranieri in visita a Canelli, almeno per quest’anno, se vogliono visitare i vigneti della nostra terra, consigliamo di recarsi sulle colline che circondano Canelli, presso i nostri bravi e accorti vignaioli.
Questi saranno orgogliosi di portarli nelle loro terre, nelle loro cantine a gustare un calice di buon vino, che per ora, il World Atlas of Wines ancora non produce. I frutti del cospicuo investimento fatto restano rimandati alla prossima vendemmia.»