Denuncia di un non vedente che ha rischiato di essere travolto da un treno

«Martedì 7 gennaio – così racconta la sua tragica esperienza Adriano Capitolo, consigliere regionale UICI Piemonte e consigliere provinciale UICI Asti – venivo accompagnato come ogni giorno alla stazione di Villanova per prendere il treno diretto ad Asti dove lavoro.

Purtroppo non essendoci più il treno delle 7.46, secondo il nuovo orario voluto dalla Regione Piemonte, chi quotidianamente mi accompagna, dovendosi recare al lavoro per le 8, mi lasciava in sala di attesa per il treno delle 8,24.
All’annuncio dell’arrivo del treno mi avviavo verso il sottopassaggio che porta al 2° binario; purtroppo nel tragitto perdevo l’orientamento dirigendomi verso i binari e, non accorgendomi in tempo della fine del marciapiede, nonostante l’utilizzo del bastone bianco, cadevo rovinosamente sulla massicciata procurandomi ferite alle mani e contusioni alle ginocchia. Fortunatamente venivo immediatamente aiutato da un ragazzo a risalire il marciapiede prima dell’arrivo del treno, poi venivo soccorso anche da Stefania, anch’ella pendolare per Asti che mi tamponava le ferite e mi accompagnava poi in ufficio dove mi sono medicato.

Nei giorni seguenti, poiché il dolore alle ginocchia persisteva ed in particolare il ginocchio sinistro era nel frattempo gonfiato, mi recavo al Pronto Soccorso dove fortunatamente non riscontravano fratture evidenti e mi dimettevano con terapia farmacologica, consiglio di immobilità e prognosi di cinque giorni.

Tutto ciò si sarebbe potuto evitare se fossero state prese nel dovuto conto le segnalazioni e le richieste che da anni vengono rivolte alle istituzioni ed in particolare alle Ferrovie e alle Società che gestiscono il trasporto pubblico. Oltre alla beffa anche il danno in quanto proprio il sottoscritto in anni di militanza nell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (nella quale ho ricoperto il ruolo di referente per l’autonomia sia livello provinciale che regionale) si è e si sta battendo tuttora in questo campo.

Sarebbero stati sufficienti gli interventi di messa a norma in ottemperanza alle leggi di cui il nostro paese negli anni si è dotato in tema di eliminazione delle barriere architettoniche e di accessibilità alle infrastrutture ed agli edifici e servizi pubblici, in particolare la Legge Quadro 104/92 all’art. 2 e il DPR 503/96; quest’ultimo definisce all’art.1 comma 2 lettera C come “barriera architettonica” la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettano l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque, in particolare a non vedenti, ipovedenti e sordi.

In effetti se la Stazione di Villanova d’Asti, come pure tutte le altre stazioni minori, avesse almeno la striscia gialla che segnala la distanza di sicurezza anche in rilievo con le cupole semisferiche, come prevede la normativa, avrei potuto percepire la fine del marciapiede ed evitare la caduta.

Desidero che questo episodio non sia tenuto nascosto, bensì venga divulgato il più possibile nell’intento di sensibilizzare la società e responsabilizzare chi ha compiti e responsabilità politico–amministrative e soprattutto tecniche perché ottemperi alle disposizioni di legge prima che episodi simili possano avere tragici epiloghi.

Premetto di aver denunciato il fatto alle autorità competenti non per avere un risarcimento economico (che nel caso devolverei in beneficenza) ma nell’intento che vengano realizzati gli interventi necessari per garantire il diritto alla mobilità sancito dalla Costituzione in totale autonomia e sicurezza anche a quelle circa due milioni di persone in Italia che vivono la condizione di disabile visivo.

Inoltre, pur non volendo colpevolizzare esclusivamente chi per la Regione ha voluto modificare l’orario ferroviario creando pesanti e gravi disagi a chi quotidianamente deve affrontare il pendolarismo per recarsi sul posto di lavoro, aggiungo che il mio incidente in realtà non sarebbe capitato se chi mi accompagna in stazione avesse potuto farlo per il treno delle 7.46 avendo così tutto il tempo di portarmi al binario e giungere al lavoro per l’orario previsto delle otto.

Durante la partecipazione alle riunioni del Forum dei Pendolari (trasformato dall’attuale Giunta nell’Osservatorio del Trasporto Pubblico) ed ai Tavoli Tematici sulla disabilità abbiamo chiesto alla Regione di farsi parte attiva presso le istituzioni e le società sia pubbliche che private con competenze sulle infrastrutture e sull’erogazione del servizio di trasporto pubblico nell’ottemperare alla normativa realizzando interventi necessari per rendere accessibile e fruibile la cosa pubblica in totale autonomia e sicurezza. Precisiamo che non si desidera un servizio ad hoc, ma un’accessibilità autonoma e sicura agli ambienti ed ai servizi.

A tal proposito infine, con l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Asti, chiediamo rivolgendoci alla Prefettura di convocare la conferenza per i servizi alla persona sull’argomento, invitando le associazioni di promozione sociale e di tutela dei disabili nel nostro territorio e le istituzioni pubbliche e private che a vario titolo si occupano del trasporto e della mobilità ad un confronto, con l’obiettivo di definire un piano per la mobilità, in quanto i disabili e in particolare le persone con disabilità visiva, non possono fare a meno di questo servizio.»