Sabato pomeriggio 26 marzo, il MoVimento 5 Stelle di Asti attiverà un banchetto informativo (sotto i portici di p.zza Alfieri) per dialogare con i cittadini sulle ultime novità a livello nazionale, regionale e comunale sul rischio contaminazione nucleare ad Asti.
Inoltre, mercoledi 30 marzo, alle ore 21, nell’ex sala del Consiglio Comunale in piazza San Secondo 1, ad Asti, i cittadini astigiani promotori illustreranno la petizione “Fuori i soldi dalla politica” . Sono stati invitati i consiglieri regionali del MoVimento 5stelle.
“Qual è la situazione di Asti rispetto al nucleare? – si legge nel sito del MoVimento 5 Stelle – Asti –
Asti dista circa 30 Km dalla centrale nucleare di Trino che è entrata in funzione nel 1964 ed è stata spenta nel 1987 subito dopo il referendum. E’ stata in funzione 23 anni, ma ha effettivamente lavorato per poco più di un decennio, in quanto è stata fermata parecchie volte a causa di aggiornamenti di sicurezza e manutenzione varia.
Tanti potrebbero dire che quella centrale è sicura visto che Vercelli non è zona sismica e certamente non corre il rischio di essere colpita da uno tsunami, ma basta per stare tranquilli?
Certamente NO! Anche le centrali Giapponesi erano considerate sicure prima del terremoto e del successivo tsunami e proprio perché sono gli imprevisti a creare questi gravi incidenti non si può dire che una centrale sia sicura al 100%. Pensiamo anche ad eventi quali atti terroristici o a gravi calamità naturali quali inondazioni o incendi.
Ma qui in Piemonte non dobbiamo neanche attendere “l’imprevisto”, infatti il nucleare sta già mostrando tutti i suoi problemi. Le scorie prodotte dalla centrale di Trino, 1635 m3 di liquidi radioattivi (l’84% di tutto il materiale radiattivo italiano), sono state stoccate per 40 anni in vasche presso lo stabilimento Eurex a Saluggia. Se ne decise la rimozione a causa di una perdita della piscina che nel frattempo aveva rilasciato materiale radioattivo nella falda acquifera dalle quali attingono l’acqua i pozzi dell’acquedotto del Monferrato. Ci sono voluti ben 4 anni per riuscire a svuotare tali vasche e per spostare tali liquidi radioattivi nel deposito di Avogadro che a sua volta ha perdite sistematiche che potrebbero contaminare la Dora Baltea ed i pozzi sempre dell’acquedotto del Monferrato che si trovano a soli 2 km.
I comuni della provincia di Asti interessati, serviti dall’acquedotto del Monferrato: Albugnano, Aramengo, Baldichieri, Berzano San Pietro, Calliano, Camerano Casasco, Capriglio, Casorzo, Castagnole M.to, Castell’Alfero, Castellero, Castelnuovo don Bosco, Cerreto, Chiusano d’Asti, Cinaglio, Cocconato, Corsione, Cortandone, Cortanze, Cortazzone, Cossombrato, Cunico, Frinco, Grana, Grazzano Badoglio, Maretto, Moncalvo, Moncucco Torinese, Montechiaro d’Asti, Montemagno, Montiglio M.to, Moransengo, Passerano, Penango, Piea, Pino d’Asti, Piovà Massaia, Portacomaro, Refrancore, Roatto, Robella, Scurzolengo, Asti (fraz. Sessant), Settime, Soglio, Tonco, Tonengo, Viale, Viarigi, Villa San Secondo
E questo potrebbe non bastare perchè Alba è stata considerata come zona con i requisiti necessari ad ospitare lo stoccaggio delle future scorie radioattive.”