>> Sulla trattativa per il Moscato scontro tra industria e produttori

In merito all’accordo sulle uve Moscato atte a divenire Asti docg vendemmia 2010, la nota inviata, ai primi di agosto, all’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte Sacchetto da parte dell’enologo Lorenzo Barbero, in qualità di rappresentante delle aziende spumantiere facenti parte della Commissione Paritetica Interprofessionale, comunicava che “le aziende industriali produttrici di Asti spumante e Moscato d’Asti  docg desiderano informarLa, nella Sua veste di presidente della Commissione Paritetica per l’Accordo delle uve Moscato, che non parteciperanno, salvo avviso contrario, a ulteriori riunioni per la definizione dell’Accordo per la vendemmia 2010.
La decisione è conseguente alla presa d’atto, in particolare dopo le ultime riunioni della Commissione Paritetica, della totale assenza di consapevolezza della situazione da parte dei rappresentanti della parte agricola.
Le posizioni enunciate in risposta alle proposte di parte industriale e l’atteggiamento assunto hanno convinto definitivamente dell’impossibilità di raggiungere un accordo ragionevole, e quindi alla inutilità di continuare nella trattativa.
 Il rammarico è grande, poiché, pur in un contesto generale di crisi pesantemente vissuta anche dal settore vitivinicolo, l’Asti spumante e il Moscato d’Asti sono in crescita, in decisa controtendenza.
Esistono cioè le condizioni per nuovi Accordi interprofessionali pluriennali, tali da dare certezze a tutti gli operatori della filiera, rispettando ovviamente le compatibilità di mercato e del sistema dei prezzi, a tutti ben note.
Le aziende industriali hanno sempre riconosciuto e fortemente apprezzato i risultati positivi della politica degli Accordi interprofessionali che ha accompagnato la crescita dell’Asti e del Moscato d’Asti nell’ultimo trentennio, e non intendono assolutamente sottrarsi alle proprie responsabilità e a i propri impegni.
Pertanto La informiamo della decisione di proporre ai produttori viticoli, alle Cantine cooperative e alle aziende vinificatrici un accordo triennale, da concretizzarsi con singoli contratti, dai seguenti contenuti: durata triennale, per il prodotto delle  vendemmie 2010, 2011, 2012.”

In merito all’incontro svoltosi nella sede dell’Assessorato all’Agricoltura, la Produttori Moscato ha rilevato dal canto suo che, in quella occasione, la parte industriale “si è rivolta unicamente all’assessore all’agricoltura dimenticando in toto la parte agricola rea di aver negato il passaggio di 12 mila ettolitri da Asti a Moscato d’Asti”.
“In questo contesto – continua il comunicato – purtroppo si muovono le trattative del Moscato che condizionano la vita di 5500 famiglie di viticoltori.

Il no della Produttori Moscato, della Cia e della Coldiretti, a riclassificare 12.000 hl da Asti a Moscato d’Asti è motivato dal fatto che probabilmente (affermazione mai smentita) avrebbe alimentato canali di basso profilo.
Il nostro no è una doverosa e sacrosanta  difesa verso tutti quei produttori di Moscato d’Asti che si sono fatti strada in questi ultimi anni e che tale manovra avrebbe danneggiati nel trovare sul mercato una bottiglia della stessa tipologia merceologica a prezzi che si aggirano sui 2 euro.
Siamo quindi a fare una relazione su quanto ascoltato e che si può riassumere così: pseudo impegno da parte dell’industria a ritirare 100 quintali di uva ad ettaro per tre anni al prezzo già scontato dell’anno scorso o addirittura 110 quintali dei quali 10 non pagati.

La Produttori  Moscato ha valutato l’impatto che questa offerta avrebbe avuto sul sistema nell’arco dei tre anni e si è accorta di un piccolo particolare. Attualmente le scorte conosciute non sono meno di 200.000 hl  e, pianificando una previsione ottimistica ma utopistica  di 90 milioni di bottiglie per tre anni consecutivi, mai raggiunta nella storia del Moscato, il comparto avrebbe tutti gli anni una crescita delle scorte di oltre 65.000 hl. La tal cosa porterebbe alla fine del 2013 ad un quantitativo di scorte al collasso con oltre 400.000 hl.
Pertanto la Produttori Moscato propone l’adeguamento del prezzo all’indice Istat, come reiteratamente firmato in passato dall’industria ma mai rispettato, ed una resa calibrata al fine di soddisfare il mercato evitando di produrre ingenti stoccaggi che danneggerebbero unicamente i viticoltori.”

Dino Scanavino, presidente provinciale della Cia di Asti e vicepresidente nazionale della Confederazione, ha ribadito con forza l’importante ruolo della “paritetica”, unica sede in cui definire un accordo sul Moscato.

Maggior rispetto per le iniziative che sta mettendo in campo l’assessore regionale Sacchetto e l’auspicio che si torni al più presto a ragionare secondo i criteri del buon senso. E’ quanto chiede, in sintesi, la Confederazione italiana agricoltori di Asti agli industriali del Moscato che, a pochi giorni dalla riunione della Commissione paritetica regionale (fissata per giovedì 26 agosto) che potrebbe essere determinante per la definizione di prezzi e rese per la vendemmia 2010, continuano ad annunciare le loro proposte ai produttori non nelle sedi competenti ma sulle pagine dei giornali.

“Voler a tutti i costi ostentare forza e grande sicurezza – afferma Scanavino – sembra nascondere paradossalmente una situazione di debolezza del settore industriale che finisce solo per creare problemi al mondo produttivo ed anche all’assessore regionale Sacchetto, la cui azione di queste ultime settimane per giungere ad un accordo condiviso, merita maggior rispetto e considerazione”.

“Se hanno qualche problema interno – prosegue – possiamo sempre dare una mano a risolverlo, coscienti che il mondo non gira tutto intorno all’Asti spumante. A prescindere dai contenuti della proposta, che non pare, a conti fatti, così distante da quella della controparte, è il metodo che ci sembra opinabile e criticabile. La Commissione paritetica che gli industriali sembrano considerare strumento ormai inutile, resta invece uno mezzo validissimo per dare regole condivise al mondo del Moscato”.

“Mi auguro dunque – conclude il presidente della Cia astigiana – che certi “attori” della vicenda recuperino il senno al più presto. Il presidente del Consorzio dell’Asti, Paolo Ricagno, continua a ripetere che questo è un treno che il comparto non può permettersi di perdere ma proprio a lui vorrei ricordare che in passato il treno si è perso quando si è rinunciato a ragionare con la propria testa. Ci sono anche treni su cui, se non servono, è inutile salire”.

Nella sostanza, il motivo del contendere non starebbe tanto nei termini di rese e pagamenti (attualmente le posizioni non sembrano così distanti tra loro) quanto nel tentativo degli industriali di destabilizzare la Commissione paritetica e con essa anche l’accordo interprofessionale che, in tutti questi anni, ha tenuto in piedi il settore, anche nei momenti di grossa crisi.

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