Martedì 14 febbraio, giorno di San Valentino, “uscirà” sul mercato la doc Piemonte Barbera “Arengo” che la Cantina Sociale di Vinchio e Vaglio Serra (cooperativa di 200 soci viticoltori che coltivano 440 ettari di vigne) ha prodotto per il secondo anno, dopo il successo dello scorso anno (40mila bottiglie vendute in undici mesi).
Barbera di pronta beva, non è come un vino novello. E’ prodotto come si faceva una volta, ma non è un vino da invecchiamento (si conserva 2-3 anni). E’ un prodotto fresco, fruttato e fragrante, da 12,5 gradi, a prezzi contenuti e senza alcun intervento di “sottrazione” alcolica.
“Da quest’anno – ha affermato il presidente Lorenzo Giordano durante l’anteprima di Arengo riservata ai giornalisti – andiamo sul mercato con le confermate convinzioni che ci avevano ispirato la nascita di questo vino. Un prodotto che mantiene intatte le tradizioni di qualità della nostra cantina e che al contempo ci consente di stare al passo con il mutare dei gusti dei consumatori che oggi chiedono un vino non particolarmente importante ma piacevole, fresco e non particolarmente costoso”.
Per “Arengo” la novità di quest’anno è la possibilità di acquisto non soltanto nella tradizionale bottiglia da 0,75 litri (a 4 euro in Cantina), ma anche in un bag-in-box da tre litri (a 6,35 euro), estremamente comodo e particolarmente conveniente sotto il profilo del prezzo. Il disciplinare consente infatti di mettere nei bag-in-box anche alcune doc, tra queste la Barbera Piemonte. Il bag in box (il sacco, in materiale plastico, è all’interno della confezione cartonata) non va confuso col tetra-pack. Grazie al rubinetto a spillo, il vino non subisce processi di ossidazione e si conserva bene. Ed è ideale per un consumo quotidiano.
Della filosofia che sta alla base della produzione di “Arengo” ha parlato il suo ideatore e nume tutelare Giuliano Noè, l’enologo da oltre trent’anni ispirata guida tecnica della Cantina che, con al fianco il direttore Ernestino Laiolo, il vicepresidente Giuseppe Balbo e l’Export Manager, Emiliano Morando, ha sottolineato come sia necessario per il rilancio della Barbera riuscire a darle un’identità precisa che non faccia espresso riferimento al vitigno.
“Arengo – ha affermato Noè – è la giusta risposta a questa esigenza. Un’operazione non facile in quanto è stato necessario utilizzare tutto ciò che la moderna tecnologia di cantina offre per poter “piegare” la Barbera ad essere pronta già a febbraio senza interventi di tipo chimico o “meccanico”. Alla fine ci siamo riusciti grazie alle tecnologie di cui la Cantina è dotata ed alla convinta collaborazione di tutti i vignaioli soci”.
“Le vendite dello scorso anno sono andate bene – ha spiegato il direttore Lajolo – ma noi vorremmo fare di più e crediamo che la possibilità di avere anche il bag-in-box possa essere un ulteriore incentivo all’acquisto da parte dei consumatori, anche non italiani. La Cantina vende infatti ormai all’estero il 30% delle sue etichette (circa 500mila bottiglie e 70mila bag-in-box), compresa quella di Arengo. D’altra parte oggi abbiamo la possibilità, se il mercato ce le chiedesse, di produrre più di centomila bottiglie di questo vino”.
Un terzo degli 8 milioni di fatturato della Cantina deriva dai contratti con la grande distribuzione e ristorazione, un altro terzo è merito dell’export in 25 Paesi e il resto è grazie alla vendita diretta in cantina. Sono 250 mila i bag in box spediti dalla Cantina Sociale nel mondo.