Giovanni Bosco presidente CTM (Coordinamento Terre del Moscato) e delegato regionale della Commissione qualità Moscato: “Ogni zona ha l’economia che si merita in base alla fantasia, l’intraprendenza e anche un po’ di fortuna delle donne e degli uomini che ci abitano. Fantasia e Intraprendenza avevano i nostri avi quando con enormi sacrifici iniziarono a disboscare le colline della Valle del Belbo.
“Nell’autunno si fanno gli scassi più o meno profondi, secondo la natura del terreno, così scrivevano Strucchi e Zecchini nel 1895, e alla primavera susseguente si collocano in essi le viti, ricoprendole al piede con alquanto concime e con la terra scavata dalle fosse, la quale per l’azione dell’aria sarà diventato elemento ottimo di fertilità. Usano alcuni di collocare delle fascine nel fondo delle fosse, per lasciare libero scolo alle acque.” Il tutto veniva fatto senza uso di macchinari.
Si hanno notizie della vendita di una vigna di Moscato in quel di Canelli con atto del 1297. Le vigne di Moscato per alcuni secoli furono collocate per lo più in terreni con oltre il 40% di pendenza (circa mille ettari) detti i “Sorì” dove non si poteva coltivare nessun altro prodotto. “Fa un sole su questi bricchi, un riverbero di grillaia e di tufi che mi ero dimenticato. Qui il caldo più che scendere dal cielo esce da sotto – dalla terra, dal fondo tra le viti che sembra si sia mangiato ogni verde per andare tutto in tralcio. E’ un caldo che mi piace, sa un odore: ci sono dentro anch’io a quest’odore, ci sono dentro tante vendemmie e fienagioni e sfogliature, tanti sapori e tante voglie che non sapevo più d’avere addosso”.
Così Cesare Pavese ne ” La luna e i falò” descriveva questi Sorì. Il vino ottenuto con l’uva di questi vigneti veniva commercializzato in barili di rovere da novembre alla fine di aprile. Fantasia ed Intraprendenza ebbe l’industriale
Carlo Gancia quando verso il 1865, dopo aver appreso le tecniche di spumantizzazione dei vini di Champagne, le portò in Piemonte dove le applicò sui vini locali tra i quali il moscato. Il successo di tale spumante fu veramente formidabile e in seguito prodotto da altre cantine della zona: F.lli Cora a Costigliole d’Asti, Cinzano a Santo Stefano Belbo e a Santa Vittoria d’Alba, Martini & Rossi a Montechiaro d’Asti e poi a Pessione, Bosca, Contratto, Zoppa a Canelli e Calissano ad Alba.
Agricoltori, Industriali, Territorio contribuirono al successo mondiale dell’Asti spumante e del Moscato d’Asti. Oggi quei mille ettari iniziali sono diventati diecimila ed i vigneti del Moscato sono collocati anche sotto il 30% di pendenza. Tutto questo ha portato un certo benessere alla zona ma il prezzo del prodotto è alquanto diminuito pur mantenedo un prodotto di ottima qualità.
Purtroppo l’invecchiamento dei contadini e la scarsa redditività delle uve dei vigneti storici a forte pendenza hanno fatto sì che parte di essi stanno per essere estirpati, con conseguente danno ambientale (tradizioni, turismo e…frane).
Che fare allora? Fantasia e Intraprendenza queste sono le parole che ci hanno spinti a proporre il piano per salvare “I Sorì”, quei vigneti che sorridono al cielo, remunerando e premiando le donne e gli uomini che oggi continuano l’opera dei nostri avi. Fantasia, Intraprendenza e un po’ di… fortuna. Buon Moscato d’Asti dei … Sorì.”