>> Il Consorzio per la Tutela dell’Asti invita al dibattito anche le aziende dimissionarie

Dopo le notizie comparse sui giornali, nei giorni scorsi, in merito alle dimissioni date da numerosi  soci e per evitare la paralisi conseguente allo scontro in atto fra le varie componenti della filiera, il Consorzio per la Tutela dell’Asti e del Moscato d’Asti docg ha affidato ad una conferenza stampa il compito di far chiarezza.

A porre fine alle imbarazzanti dichiarazioni del gruppo dei secessionisti della Produttori Moscato, mercoledì 29 dicembre, alla Casa dell’Asti in piazza Roma, erano presenti: il presidente del CdA Paolo Ricagno, affiancato dai vice Gianni Marzagalli (parte industriale, Gruppo Campari) ed Evasio Polidoro Marabese (parte agricola, Cantina Sociale di Maranzana). Non era presente il direttore del Consorzio Aldo Squillari, mentre è stata notata la presenza del suo predecessore Ezio Pelissetti che per oltre 16 anni ha diretto il Consorzio.

Dopo aver letto, con voce ferma e decisa, un comunicato di quattro pagine, sottolineandone i passaggi essenziali, come quello che “è dunque falsa e palesemente denigratoria l’affermazione che il Consorzio propone per il prossimo anno la resa a 144 quintali di uva per ettaro”, Ricagno ha ribadito la continuità delle scelte consortili: “Da 78 anni il Consorzio tutela, valorizza e promuove l’Asti e il Moscato d’Asti. Non si occupa né di prezzi né di commercializzazione, non si attribuisce il diritto di modificare il disciplinare, ma  si limita ad avanzare proposte alla Regione, che, sentiti i componenti della filiera, decide.“
E ancora: “Il Consorzio garantisce il rispetto delle regole produttive verso i consumatori, ma anche gli stessi produttori da imitazioni e speculazioni interne ed esterne”.

Rese produttive. Per fugare le paure di quanti, nei giorni scorsi, hanno preso le distanze dal Consorzio, ha definito “pretestuosa” la polemica sulle rese produttive (uva/vino ad ettaro), dichiarando che si è scelto di operare sui quantitativi di prodotto o ‘volumi’ da rivendicare come docg al momento opportuno (a giugno) intervenendo sulle eccedenze o carenze di prodotto solo dopo aver verificato l’esistenza delle condizioni produttive e il fabbisogno di mercato. Il prodotto dovrà restare “bloccato” presso l’azienda in attesa di un provvedimento regionale, dopo aver sentito la filiera, verificato l’andamento del mercato e le previsioni per gli anni successivi.

“Ogni proposta consortile – ha evidenziato – ha sempre, inevitabilmente, tenuto conto degli interessi dell’intera filiera, avendo come unico obbiettivo il bene dell’Asti e del Moscato d’Asti docg”.
Quanto alla possibilità di consentire la produzione dei superi, sino al 20% (120+24 quintali), i ‘famigerati’ 144 quintali ad ettaro, “il Consorzio ribadisce le rese previste dal disciplinare, ovvero 100 quintali ad ettaro, ma ritiene sciocco e anacronistico, qualora le condizioni produttive lo consentano, non rispondere ad eventuali richieste di mercato.”

La modifica della resa fino a 144 ql/h (“una discussione delicata da porre sui tavoli regionali”) è, oltre al mancato dialogo, tra le principali motivazioni del malcontento della Produttori Moscato di cui si fatto portavoce Giovanni Satragno, che, senza mezzi termini, ha esclamato: “Alle balle non crediamo più!”. Per concludere, però subito dopo, con tono più accomodante: “I dimissionari sono pronti però a rientrare”.

Risultati. Il successo della politica del Consorzio è confermata da una situazione mondiale del mercato “assolutamente favorevole”. I dati di imbottigliamento della denominazione di origine controllata e garantita del 2010 confermano infatti la crescita dell’Asti docg (94 milioni di bottiglie, +7%) e in particolare del Moscato d’Asti docg (+48%) .
Ripercorrendo le tappe più significative di questo successo, Ricagno ha rivendicato, a livello nazionale, la paternità del sistema di controllo del prodotto, messo a punto a partire dagli anni ’90, basato sulla tracciabilità, poi preso a modello da altri.

Il Consorzio – ha assicurato – intende rispettare le metodologie sinora applicate, pur disposto ad introdurre le innovazioni necessarie alle nuove esigenze, ad esempio riguardo alla “Commissione Paritetica”.
Il confronto su questi temi, a cui sono invitate tutte le aziende, comprese quelle dimissionarie, è ritenuto prioritario e sarà affrontato in contemporanea con quello relativo all’assetto istituzionale.

Modifica del disciplinare. A questo proposito è stato vigoroso il richiamo di Gianni Marzagalli: “Abbiamo i giorni contati per la modifica del disciplinare  che dovrà stabilire l’allargamento della zona al 53° Comune (Asti), allo scopo di scongiurare il rischio di non poter fregiarci più  della denominazione Asti e Moscato d’Asti docg. E sarà la Regione Piemonte a decidere, non il Consorzio. Per vincere la concorrenza dei Paesi produttori, a partire dalla Spagna, non dobbiamo mollare sulla qualità. Il Moscato si distingue perché inimitabile, dunque si potrà venderlo a prezzi superiori ma non fuori dal mondo”.

Quanto all’allargamento della zona del disciplinare al Comune di Asti, Satragno ha fatto presente che proprio il giorno prima – martedì 28 dicembre – Il Consiglio di Stato aveva depositato la sentenza che ha confermato quanto ha stabilito il TAR nel 2009 e cioè che la procedura per far entrare nel discilinare tutto il territorio di Asti (15mila ettari di superficie comprendente i 22 ettari di Moscato di una nota azienda produttiva) era scorretta.
“Sono d’accordo – ha aggiunto – a includere anche Asti se si seguirà l’iter legale previsto”.

Dimissioni. Quando, sostenuto dal plauso del gruppo dissidente, Satragno ha gridato a Ricagno “dimettiti”, quest’ultimo ha ricordato che il presidente del C.d.A. porta avanti  le decisioni del Consiglio che è costituito da 29 persone, in rappresentanza sia della parte agricola che di quella industriale. E che, per di più, il presidente è stato eletto con i voti della maggioranza della parte agricola. E che, per l’alternanza, nel maggio 2012 la presidenza passerà alla parte industriale.

Nuovo Statuto. Entro il 2011, lo Statuto del Consorzio dell’Asti, come per tutti i Consorzi, dovrà essere adeguato alle nuove regole.
In considerazione delle profonde trasformazioni nel corpo sociale, della crescita del Moscato d’Asti e delle nuove tipologie previste dal disciplinare di produzione, già da gennaio, il Consorzio dovrà rivedere il proprio assetto istituzionale, oggi fondato su una rappresentatività delle categorie produttive e delle tipologie in essere da trent’anni.
Alla discussione del testo del nuovo statuto sono invitate a dare il proprio contributo di idee e di proposte anche le aziende dimissionarie.

, , ,