“Lo scorso anno in Europa il reddito agricolo è cresciuto mediamente del 12%, in Italia è diminuito del 3%”. Con questo drammatico e per certi versi emblematico annuncio, il presidente della Confederazione italiana agricoltori di Asti (e vicepresdente nazionale dell’organizzazione), Dino Scanavino, ha aperto venerdì pomeriggio 28 gennaio, all’agriturismo Argentera di Vigliano, la tradizionale conferenza stampa di inizio anno della Cia, affiancato da alcuni componenti la Giunta provinciale della Confederazione (il vicepresidente Alessandro Durando, Barbara Pastorino e Carlo Carpignano) e dai funzionari Mario Porta, direttore provinciale, Marco Pippione, Gianni Samarotto, Renzo Giordano, Salvatore Seminara e Piero Ippolito.
Un’apertura di discussione in chiave negativa che non ha voluto avere carattere necessariamente catastrofico, quanto di ammonimento a rimboccarsi le maniche per cominciare a risalire la china e riportare l’agricoltura non solo a produrre reddito per chi la pratica ogni giorno ma anche a riprendersi il ruolo di determinante momento di sviluppo economico che da sempre le è stato riconosciuto.
Scanavino ha quindi affrontato i problemi del Moscato, per cui la Cia ha espresso nei giorni scorsi idee molto chiare (alcune delle quali sono risultate “vincenti” anche nelle recentissime riunioni della Commissione paritetica regionale e del Comitato vitivinicolo regionale) come il no all’aumento delle rese, il rinvio del problema dell’allargamento della zona di produzione al Comune di Asti, la richiesta di dare maggior peso alla rappresentanza agricola all’interno del Consorzio dell’Asti e di conservare alla Regione il diritto ad avere l’ultima parola nella gestione del comparto e della distillazione delle giacenze degli anni 2006 e 2007.
Su questo specifico tema Scanavino non è stato certo tenero nei confronti della politica seguita in questi ultimi anni per il rilancio della Barbera: “Abbiamo pensato di sconfiggere la concorrenza di altri rossi italiani abbassando continuamente il prezzo con il risultato di essere riusciti ad affamare i produttori e di avere grosse difficoltà a vendere il prodotto”.
Venendo alla distillazione (per la cui concessione la Cia è stata, a suo tempo, l’unica organizzazione agricola a scendere in piazza), Scanavino ha espresso la soddisfazione dell’organizzazione: “Il provvedimento servirà sicuramente ad alleggerire il sistema, ma deve essere attuato con estremo rigore in quanto per pagare il vino saranno utilizzati fondi regionali (circa 6 milioni di euro per distillare 70/80mila ettolitri di vino n.d.r.) in origine destinati ad altre misure del Psr. Non dobbiamo quindi sprecare queste risorse e soprattutto fare in modo che tale necessità non debba ripetersi in futuro”.
Nella discussione sono poi intervenuti Carlo Carpignano che ha lanciato un appassionato appello perchè non si vada all’abbandono del suolo agricolo, fenomeno esiziale per la tenuta dell’ecosistema ed il vicepresidente Alessandro Durando che, a proposito del futuro dell’agricoltura, ha sottolineato le difficoltà del settore primario ad effettuare il ricambio generazionale e la prossima attuazione di alcune iniziative Cia per ridare forza e motivazioni al comparto dei giovani agricoltori astigiani.
In chiusura è stato annunciato che la Cia, il cui logo si arricchirà del tricolore per tutto il 2011, presenterà a fine febbraio al sindaco Galvagno ed a tutti i sindaci della provincia la cosiddetta “Carta di Matera”, un manifesto in cui si chiede che gli amministratori locali diventino i primi promotori dei valori culturali e “alimentari” dell’agricoltura. (A cura di Paolo Monticone)