Cantina sociale di Vinchio e Vaglio: le proposte della primavera

Pochi avrebbero scommesso sulla ripresa del mercato del vino, e della Barbera in particolare, dopo il colpo tremendo della metà degli anni ’80. L’immissione sul mercato di partite che, oltre ad essere qualitativamente scadenti, risultarono anche tossiche, fu come una grandinata abbattutasi anche su coloro che da sempre perseguivano la qualità.

Il disastro fu però superato. I soci delle Cantina sociale di Vinchio e Vaglio Serra, guidati dal lungimirante enologo Giancarlo Cellino, dettero corso ad un progetto così fuori dagli schemi che in principio non ebbero neanche l’ardire di dichiararlo.

Seguendo un disciplinare mai codificato su carta, ma ben fisso nella volontà che talvolta sconfina nella caparbietà della gente contadina, fu realizzato un vino, quattromila bottiglie la prima volta, genericamente etichettate “vino da tavola”.

Compensando l’esigua quantità con l’eccellenza della qualità, questa prima “superbarbera” fu comunque frutto di una selezione accurata fin dall’origine delle uve, e quindi di una lavorazione meticolosa del mosto prima, e del giovane vino poi. Così, già dal secondo anno di offerta sul mercato, i produttori poterono presentarla qual era veramente sostenuta dalla testimonianza di un numero sempre crescente di bottiglie che oggi supera le sessanta mila.

Così potrebbe cominciare la storia uffuciale del “Vigne vecchie”: una signora Barbera ora alla soglia dei trent’anni che a pieno titolo può essere definita madre di tutte le cosiddette “Barbere superiori” poiché, una volta dimostrata la possibilità di questo vino di essere lavorato ed invecchiato secondo canoni che nessuno gli riteneva congeniali, generò quella famiglia di prodotti la cui punta di diamante è oggi il Nizza docg.

Giuliano Noè, succeduto a Cellino in qualità di esperto, con il pieno appoggio di Renzo Giordano e di Ernesto Laiolo presidente e direttore della Cantina di Vinchio e Vaglio Serra, procedette con successo in un’opera di svecchiamento, conseguendo innumerevoli riconoscimenti nel mondo.

In questo ambito interessanti sono le nuove proposte presentate con il sopraggiungere della primavera, ed anticipate durante il Picnic al casotto, simpatica manifestazione di apertura di stagione. Con l’entrata in cooperativa di un socio casorzese, la proposta degli aromatici limitata, si fa per dire, fino ad ora ai Moscati ed ai Brachetti, si arricchisce di Malvasia: una vera chicca prodotta in due ettari di vigna che prende il nome da una storica contrada del paese: Fosn magna.

Per legare ancor più i vini al territorio la Cantina sociale di Vinchio e Vaglio Serra da quest’anno a molti di loro, proposti fino ad ora con un nome generico per lo più in bag in box, è stato dato un nome specifico, come “Le tane”, una Barbera doc da 12,5 con la sorella maggiore “De Viginti” che raggiunge quota 13. Passando ai bianchi: il Cortese si chiamerà “Montecroce” e “La casinera” il Langhe.

A sorpresa è stato presentato un Piemonte doc: “Coste saracene” ottenuto esclusivamente da uve Nebbiolo.
Di tutto ciò si è cominciato a parlare ed il discorso sarà più ampiamente ripreso i prossimi 27 e 28 maggio durante la manifestazione nazionale Cantine aperte. (Domenico Bussi)