Andrea Bosca ed Elisa Galvagno, attori da anni impegnati sui palcoscenici teatrali, sui set televisivi e cinematografici nazionali ed internazionali, si incontrano con la forza e la disperazione di alcune fra le più intense pagine del romanzo “Una questione privata” di Beppe Fenoglio, venerdì 22 marzo, al Teatro Sociale G. Busca, in piazza Vittorio Veneto 3, ad Alba, dove verrà messo in scena, alle ore 21, “Come vivo acciaio”.
Allestimento originale con scene, musiche, costumi e adattamento drammaturgico inedito, tratto da “Una questione Privata” di Beppe Fenoglio. Il lavoro teatrale è stato messo in scena ad Asti nel novembre 2011 e nel febbraio 2012, a sostegno della candidatura Unesco come Patrimonio dell’Umanità del Paesaggio Vitivinicolo di Langhe, Roero e Monferrato, e nel maggio 2012 anche a Canelli.
“Abbiamo scelto questa storia perché ci riguarda, è la storia di chiunque sia disposto a lasciarsi cavalcare da un’ossessione per afferrare una scheggia della propria perduta autenticità. E’ la storia di chi sente sgretolare tutto ciò in cui ha creduto fino allora. La vicenda di Milton parla di tutti noi, delle nostre vite, dei nostri desideri. E’ una questione nostra, ora. Tutto ciò che ci ha spinto fino qui, tutto l’amore a cui ci siamo aggrappati per non crollare, tutto ciò che di più puro ci ha tenuto in vita nelle difficoltà. Tutto questo è stato soltanto un’illusione?”
Nelle Langhe, durante la guerra partigiana, Milton è un giovane studente universitario, ex ufficiale che milita nelle formazioni autonome. Eroe solitario, durante un’azione militare, rivede la villa dove aveva abitato Fulvia, una ragazza che egli aveva amato e che ancora ama. Mentre visita i luoghi dei loro incontri rievocandone le vicende, Milton viene a conoscenza di una relazione tra Fulvia e Giorgio, il proprio amico di sempre, ora compagno di guerriglia. Che l’amore della ragazza per Milton – la segreta ragione della sua sopravvivenza – fosse solo un’illusione?
Il pensiero gli risulta inaccettabile, lo coglie impreparato, lo ossessiona. Forse Milton non ha potuto, forse non ha voluto vedere. Non può più vivere dubitando della verità e della realtà del proprio amore. Ma “Domani, ad ogni costo, avrebbe saputo. La verità. Una partita di verità tra me e lui. Dovrà dirmelo…” Tormentato dalla gelosia, Milton tenta di rintracciare Giorgio, scoprendo che è stato catturato dai fascisti… Un amore ferito, testardo, ostinato a sopravvivere anche nell’assurdo della guerriglia, ancora vivo quando tutto intorno si fa nebbia, fango, abbandono, disperazione.
La sua ricerca si fa sempre più privata, come la sua ossessione d’amore e di autenticità. La durezza dello stile di Fenoglio ha suggerito come adattare uno dei suoi più bei romanzi – dalle immagini quasi cinematografiche – alla scena teatrale. Dal vuoto della scena compaiono e scompaiono le figure del territorio piemontese e i personaggi della Resistenza: partigiani, contadini, langhèt, stranieri, vecchie, giovani fascisti, ragazzini con gli occhi pieni di guerra e di mondo. Una scenografia scarna, ossuta ed essenziale, come la prosa di Fenoglio, come le sue colline: “…e le creste delle colline dirimpetto balenavano come vivo acciaio ai suoi occhi sgranati e semiciechi”.