“La direzione generale dell’Azienda Speciale Ospedaliera di Alessandria, – si legge in un comunicato della Provincia di Asti – pochi giorni fa, in un incontro ufficiale con tutte le associazioni di volontariato del territorio alessandrino e astigiano ha elencato i nuovi tagli al sistema sanitario e nella fattispecie la soppressione dell’Unità mobile di rianimazione di Asti nelle 12 ore serali/notturne (20-8) a partire da marzo o aprile.
L’Unità mobile di rianimazione viene utilizzata per trasporti di malati gravi e la soppressione nelle ore notturne crea, a cascata, seri problemi nella gestione delle situazioni emergenziali: se infatti non vi fossero ambulanze base libere il paziente rischierebbe di aspettare il primo trasporto utile, mettendo così a repentaglio la propria salute.
Qualcuno potrebbe pensare ad un nuovo sistema di gestire la rete emergenza, ma dovrà ricredersi velocemente visto che l’unica ambulanza soppressa è quella di Asti.
E se da un lato si taglia un servizio sul nostro territorio, dall’altro se ne vorrebbe attivare un altro, l’auto medica, con base ad Alessandria; non sarebbe forse più logico ed equo pensare allo stesso modello operativo ma con base ad Asti in modo da sopperire al taglio dell’UMR.
È curioso sottolineare quanto diceva la famosa delibera regionale 1/600,per intenderci quella che tagliava reparti sui vari ospedali: “è stato considerato un adeguato e coerente rafforzamento della rete 118 in modo da garantire l’accesso dei cittadini alla rete dell’emergenza ospedaliera secondo una modalità sempre più corretta e tempestiva”: alla faccia del rafforzamento!
Ma se il taglio al servizio emergenziale e alla possibilità di salvare qualche centinaia di vite umane è fin troppo evidente, vi sono altri aspetti che vanno rimarcati.
Il metodo con cui certe decisioni vengono prese, con amministratori locali tenuti all’oscuro di tutto e nemmeno convocati nelle forme assembleari (rappresentanza o assemblea dei Sindaci) ed, altrettanto grave, l’assenza alla riunione del Direttore generale dell’Asl di Asti.
Se questo è il metodo di lavoro, se questi sono i rapporti di collaborazione che dovranno governare la sanità dell’area vasta allora abbiamo di che preoccuparci.”
“Non abbiamo mai lottato per difendere lo status quo, ma se qualcuno crede che la nostra Provincia ed i nostri cittadini rimarranno in silenzio a guardare il lento depauperamento dei servizi sul territorio e l’impoverimento socio economico del capoluogo, si sbaglia di grosso” conclude combattivo il Presidente della Provincia di Asti Marco Gabusi.