Padre Giuseppe Girotti “Vangelo vivente”, nuovo beato di Alba

Padre Giuseppe GirottiPadre Giuseppe Girotti, sabato 26 aprile, alle ore 15, sarà proclamato beato in San Lorenzo, la cattedrale di Alba.

La celebrazione sarà presieduta dal cardinale Severino Poletto e dal vescovo Giacomo Lanzetti. L’organizzazione (Diocesi, associazione Padre Girotti e il centro culturale San Giuseppe) allestirà oltre mille posti a sedere nella piazza (tutti prenotati), mentre altre settecento personesaranno sistemate in duomo.
La beatificazione del frate domenicano albese, morto a Dachau il 1° aprile 1945, giorno di Pasqua, Giusto tra le nazioni dal 1995, è stata autorizzata, un anno fa, da papa Francesco, al termine del processo iniziato nel 1988 dall’allora arcivescovo di Torino, cardinale Anastasio Ballestrero.

Giuseppe Girotti, è nato ad Alba il 19 luglio 1905, primo dei tre figli di Celso e Martina Proetti. Ragazzino determinato e pronto a difendere i fratellini Giovanni e Michele, frequentò le scuole elementari di via Accademia in Alba. A 14 anni, nel piccolo seminario dei frati predicatori di Chieri, iniziò gli studi superiori che proseguì a Viterbo. Il 10 agosto 1930 celebrò la sua prima Messa solenne ad Alba, nel convento delle domenicane. Successivamente completò gli studi di teologia e Sacra scrittura, a Torino, all’Angelicum di Roma e all’Ecole Biblique di Gerusalemme.

Un uomo di scienza che frequentava con assiduità l’ospizio dei Poveri vecchi. Ad Alba mantenne i contatti con il teologo don Natale Bussi e con altri sacerdoti, oltre con il vescovo Luigi Maria Grassi.

I superiori, pur giudicandolo “molto buono, servizievole e caritatevole come pochi”, non condivisero il “suo scarso riguardo per le forme esteriori”, e lo allontanarono, per un certo periodo, dall’insegnamento.
Nel 1938 pubblicò il Commento ai libri sapienziali cui seguì, nel 1942, il Commento al libro di Isaia, opere accolte con favore da studiosi e da papa Pio XII.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, Padre Giuseppe si pone dalla parte degli oppressi e degli ebrei che i nazisti volevano sterminare.
Della sua attività clandestina non si sa tutto, ma di alcuni episodi è rimasta traccia sicura: accompagnò la nipote del rabbino Deangeli di Roma da Alba in Svizzera; dette asilo all’avvocato ebreo Salvatore Fubini, che nei campi di sterminio perse 18 familiari.

Tra i suoi protetti e amici vi fu il celebre, Giuseppe Diena, medico israelita. Una preda ambita. Qualcuno parlò con la polizia fascista che li catturò entrambi, il 29 agosto 1944, con una trappola: un finto partigiano ferito va da padre Girotti che lo accompagna dal medico nella villa dove si è rifugiato. Il percorso è segnato: le carceri Nuove a Torino, San Vittore a Milano, il campo di Bolzano e, infine, la baracca 26, quella dei religiosi, a Dachau, dove arrivò il 9 ottobre.

nizialmente dovette raccogliere patate, a mani nude, sotto la pioggia e la neve. Ammalatosi, venne destinato a un lavoro più leggero, ma le sue condizioni si aggravarono e, il 1° aprile 1945, domenica di Pasqua, morì nell’infermeria, avvelenato con un’iniezione di benzina, pratica abituale delle SS per liberarsi delle “bocche inutili da sfamare”. Gli americani liberarono il campo di concentramento, un mese più tardi.
Nel 1995, a cinquant’anni dalla morte, Israele dichiarò padre Giuseppe Girotti “Giusto tra le nazioni”.

Di lui il vescovo di Alba, mons. Giacomo Lanzetti, scrive: “In una parola, tutta la sua vita, in condizioni persino impossibili da immaginare, era diventata Vangelo vivente”.