E’ stato finalmente arrestato, il 29 luglio scorso, il terzo uomo dell’omicidio di Carmelo Casale, l’imprenditore edile di Buttigliera d’Asti (At) rinvenuto cadavere in un casolare disabitato di Capriglio (At) il 2 aprile 2010.
La polizia romena, su indicazione dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Asti che erano sulle sue tracce da diversi mesi, lo ha alla fine rintracciato nel suo nascondiglio nella contea di Suceava, nel nord della Romania, dove si era nascosto subito dopo essersi reso irreperibile nei giorni immediatamente successivi all’omicidio.
L’uomo, il 25enne disoccupato Dochitei Costel Ionel, abitante a Torino, dallo scorso giugno era inseguito da un mandato di arresto europeo che rendeva esecutiva in ambito internazionale l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei suoi confronti dal G.I.P. presso il Tribunale di Asti – Dr. Leonardo Bianco – con l’accusa di concorso in omicidio volontario.
Le indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Asti e coordinate dalla Procura della Repubblica di Asti – Sost. Proc. Dr. Francesco Giannone -, hanno permesso di raccogliere inconfutabili prove che attestano la partecipazione del Dochitei all’omicidio, la cui scoperta aveva provocato vivo sdegno e costernazione della piccola comunità di Capriglio, involontaria protagonista di un efferato omicidio.
Già nei mesi scorsi, il 10 marzo 2011, dopo quasi un anno di indagini, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Asti avevano arrestato due fratelli romeni, Marchidan Liviu, 30 anni, e Marchidan Ionut Radu, 21 anni, entrambi domiciliati a Torino e tuttora detenuti, sul cui conto il G.I.P. presso il Tribunale di Asti aveva emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere, ritenendoli esecutori materiali dell’omicidio, in concorso con il Dochitei, nel frattempo fuggito in Romania.
Le indagini si erano presentate subito difficili, sia per la tardiva scoperta del cadavere, avvenuta casualmente due giorni dopo l’omicidio, ad opera di marito e moglie che si erano introdotti nell’edificio abbandonato per cercare il loro cane che si era smarrito, che per la mancanza di testimoni. E’ stato necessario un lungo e meticoloso lavoro d’indagine, svolto eseguendo verifiche e sopralluoghi e ascoltando decine di testimoni, integrato dagli elementi raccolti con le risultanze delle indagini scientifiche, portate avanti anche con l’ausilio del R.I.S. carabinieri di Parma, per arrivare, alla fine, a ricomporre il puzzle che ha permesso di individuare i tre responsabili e di raccogliere sul loro conto indubitabili elementi di prova.
Le indagini hanno dimostrato che l’imprenditore era coinvolto in un “sistema” volto a far ottenere illecitamente importanti mutui bancari per l’acquisto o la ristrutturazione di immobili a favore di soggetti che non disponevano dei requisiti necessari, e che fu selvaggiamente ucciso dai tre arrestati a calci e pugni, dopo essere stato legato e immobilizzato, probabilmente perché ritenuto debitore di una forte somma di denaro.