Dovrebbe terminare entro il 31 marzo, la discussione sul piano sanitario regionale che prevede la riorganizzazione del settore, attraverso il modello della ‘rete’ (sfruttando al meglio le sinergie e le ‘alleanze’ con l’Azienda Ospedaliera di Alessandria e con l’Ospedale di Asti). Una programmazione che si propone di mettere al centro l’efficienza della sanità regionale piemontese (fra le prime 3 in Italia), ma a costi inferiori rispetto a quelli attuali.
Un comunicato di Marco Botta (PdL) delinea il quadro della situazione. Proviamo a sintetizzarlo.
Il nuovo piano sanitario, attraverso la creazione di consorzi di area chiamati Federazioni Sanitarie, si pone l’obiettivo di realizzare la centralizzazione degli acquisti di beni e servizi, la gestione unica delle reti e delle tecnologie informatiche (oggi esistono oltre 100 sistemi e linguaggi informatici diversi nella nostra sanità, molti dei quali incapaci di dialogare tra loro), la gestione complessiva delle tecnologie sanitarie (all’eccesso di ipertecnologie in un dato territorio corrisponde attualmente l’assoluta mancanza in un altro), l’organizzazione centralizzata delle procedure concorsuali e della formazione professionale.
La razionalizzazione della rete ospedaliera implicherà la definizione per ogni tipo di ospedale di cosa fa e di cosa spetta ad altri. L’ospedale “sotto casa” che fa di tutto un po’ risulta un modello superato da quello basato sulla gerarchizzazione della rete ospedaliera in base alle competenze (come in Emilia-Romagna, Toscana, Veneto). Attraverso l’accesso alla ‘rete’ i cittadini potranno utilizzare sia i servizi locali sia le più elevate competenze presenti all’interno della ‘rete’. In base alle nuove esigenze della società piemontese, quali l’assistenza agli anziani e ai malati cronici (oltre un terzo della popolazione piemontese è composta da ultra sessantacinquenni), il nuovo piano sanitario prevederà la riconversione di strutture ospedaliere in strutture di riabilitazione e lungo degenza.
“Le criticità esistono – puntualizza Marco Botta (PdL) – e sono fortemente all’attenzione della Direzione Regionale di Sanità, dell’Assessore Monferino, del Presidente Cota e, non ultimi, anche dei Consiglieri Regionali rappresentanti del territorio.
Non è accettabile infatti che nel corso di questi mesi e dell’ultimo anno vi sia stata inerzia e quasi completa assenza di pianificazione da parte di chi ha l’incarico di responsabilità dell’ASL per portare avanti il disegno di riorganizzazione prefigurato dalla Giunta Regionale attraverso le ben note linee-guida dettate dal Presidente Cota”.