Domenica 12 marzo la comunità di Monastero Bormida ospiterà tanti visitatori e turisti che si affolleranno sulla piazza del castello medioevale e nelle contrade del centro storico per la 444° edizione della Sagra del Polentonissimo. Oltre al consueto spettacolo della gigantesca polenta cotta in un enorme paiolo di rame e abbinata a salsiccia e frittata di cipolle, la festa nel corso dei decenni si è arricchita di tante occasioni di cultura, di folklore, di svago: nell’edizione 2017 tra rassegna degli antichi mestieri, tamburini e figuranti in costume, banda musicale, spettacolo di circo acrobatico in piazza, mostra mercato dei prodotti tipici, degustazioni di vini, banco di beneficenza estemporanea di pittura e tanto altro ancora non mancheranno di certo i buoni motivi per una visita al caratteristico paese della Langa Astigiana.
Ma da dove ha avuto origine questa festa che è tipica di una ristretta area valbormidese includente, oltre a Monastero, anche Ponti, Bubbio, Cassinasco e Roccaverano?
I primi dati ufficiali, immagini e documenti relativi al Polentone di Monastero risalgono ai primi anni del ‘900, quando la festa avveniva in Piazza Roma, sull’angolo della chiesa dell’Annunziata sita dove oggi sorge la scuola materna. Era sostanzialmente un evento gastronomico, con protagoniste, più che la polenta, le lunghe liste di salsiccia esposte in bella mostra sul palco per sottolineare la “ricchezza” della pietanza.
Del resto pare che le origini vere di questa festa siano legate a distribuzioni di cibo (in origine forse neppure polenta di mais) che avvenivano a metà Quaresima per salutare la partenza dei girovaghi stagnatori di pentole (i “magnin”) che dalle montagne cuneesi passavano in paese per esercitare il loro mestiere.
Quando, in epoca fascista, la propaganda del regime impose di nobilitare le feste popolari con legami storici o rievocazioni medioevaleggianti, iniziò a prendere corpo la leggenda che ancora oggi si celebra con la grande sfilata del Polentonissimo.
Nacque così la vicenda del Marchese del Carretto (o Della Rovere) che, dovendo sfamare un gruppo di calderai rimasti bloccati in paese a causa di una improvvisa nevicata, diede loro farina di mais, uova, cipolle e salsiccia, ingredienti con cui venne preparato il primo polentone. Anche l’antico paiolo di rame in cui ancora oggi viene cotta la polenta sarebbe un dono che quegli antichi “magnin” regalarono al Marchese per sdebitarsi della sua generosità. Una leggenda che ormai è diventata “storica” e che viene tuttora riproposta ogni anno. Del resto, ogni tradizione è una innovazione ben riuscita…
In effetti fu proprio nel Ventennio che la festa acquisì le caratteristiche poi mantenute fino ad oggi: la presenza di gruppi mascherati o folkloristici (memorabile quello del 1936 quando per celebrare la conquista dell’Etiopia furono fatti sfilare dei figuranti a cavallo scuriti con il nerofumo), i carri allegorici (usanza rimasta fino agli anni Sessanta), le bande musicali. Il culmine del successo si toccò nel 1937, quando il Polentone ebbe la copertina della famosa “Domenica del Corriere”, e poi ancora nel 1939, quando venne organizzata una straordinaria sfilata di carri, tra cui uno che, esaltando la modernità, rappresentava un gigantesco grattacielo.
Venero poi gli anni bui della guerra e la festa venne sospesa per riprendere nel 1946 con una distribuzione gratuita di polenta e pietanza vista la generale povertà (i soldi erano pochi e il manifesto pubblicizzava un “ampio parcheggio per biciclette…”).
Nuove fortune arrisero al Polentone negli anni Sessanta quando ripresero i gruppi mascherati e l’usanza del ballo al pomeriggio presso il dancing creato al posto della ex-Casa Littoria e si avviò l’iniziativa del banco di beneficenza, voluto da don Pietro per sostenere l’attività dell’asilo infantile. Negli anni Ottanta la festa venne spostata da Piazza Roma nella più ampia e scenografica Piazza Castello e a partire dagli anni Novanta fu fissata non più alla prima ma alla seconda domenica di marzo, per evitare coincidenze con i carnevali dei dintorni.
Nel 1993 fu istituita la Rassegna degli Antichi Mestieri, divenuta la più importante del Piemonte, mentre nel 2002 si realizzò il record mondiale con un polentone di oltre 36 quintali e la partecipazione televisiva sulla Rai. E così, tra storia e leggenda, da quasi cinque secoli ancora oggi il Polentonissimo di Monastero Bormida non manca di proporre un ideale mix di tradizioni e novità, con musica, folklore, prodotti tipici, spettacoli e tanta partecipazione di pubblico.