Domenica 19 febbraio, alle ore 17, nella Biblioteca Monticone di Canelli, il dott. Pier Luigi Bertola, appena ritornato dal suo ultimo viaggio umanitario in Africa, presenterà il suo ultimo libro “I miei avventurosi viaggi umanitari”, edito da Gruppo Albatros il Filo, 2016.
La frase che racchiude lo spirito di questa raccolta di 13 racconti e 61 fotografie è “Ognuno di noi che ha ricevuto, deve dare indietro qualche cosa”.
E il dott. Pier Luigi Bertola, insieme ai suoi fedeli accompagnatori, ha restituito molto nei suoi viaggi sulle strade della solidarietà, per raggiungere i luoghi più abbandonati del pianeta e portare materiale scolastico e sanitario, scarpe, farmaci, ambulanze e apparecchiature sanitarie indispensabili, negli ospedali colpiti da guerre, malattie, calamità naturali o disinteresse.
Le spedizioni umanitarie, possibili grazie alla gara di solidarietà che si rinnova a ogni missione, sono organizzate e finanziate dalla Onlus di volontariato internazionale CIS (Cooperazione italiana solidarietà), nata a Canelli nel 1994, proprio dal dott. Bertola che attualmente la presiede.
Domenica a fianco di Bertola ci saràil dott. Bruno Fantozzi, anch’egli da anni attivo nel volontariato sociale nelle zone più disagiate e bisognose.
I dirigenti della Biblioteca aspettano numerosi i conoscenti ed amici per seguire con passione e partecipazione alcuni dei viaggi più significativi del cardiologo canellese in una bella avventura con lui nel deserto africano, nel freddo della Georgia e tra i paesaggi incantevoli della Turchia, affrontando avversità naturali, permessi, tasse doganali e le situazioni di pericolo che, nelle zone di guerra, rendono ancor più ardua la già dura povertà quotidiana.
Così il dott. Bertola conclude il suo libro “I miei viaggi sono sempre un arricchimento, con qualche particolare diverso da una volta all’altra. Il mio desiderio è di comunicare alle mie figlie e ai giovani questo messaggio: noi siamo stati fortunati perché nato nel posto giusto, dove non abbiamo conosciuto la guerra, la miseria, le violenze.
Abbiamo potuto beneficiare delle più svariate opportunità, quindi non dobbiamo disinteressarci di chi non ha mai avuto tutto questo. Partecipare e dare un po’ di noi stessi, è per me un atto di giustizia umana e sociale. Partecipare non significa fare necessariamente quello che faccio io, essere assente da casa per lungo tempo. Non tutti hanno questa possibilità, ma tutti possiamo, tramite vari canali, adoperarci per condividere i problemi degli altri. Ognuno di noi, in base alle proprie sensibilità e possibilità, può fare qualcosa per gli altri e sentirsi utile.
Maria Teresa di Calcutta diceva: “Ognuno di noi è una goccia d’acqua, ma tutti insieme, formiamo il mare, se lo vogliamo”».
Seguirà aperitivo offerto dalla cantina Abbazia di San Guadenzio di Santo Stefano Belbo.
Pier Luigi Bertola. E’ nato a Torino nel 1949, da padre operaio Fiat e madre casalinga. Abitava di fronte al Santuario dell’Ausiliatrice, dove andava all’oratori don Bosco e da dove nasce il seme dei suoi viaggi a seguito dei racconti di don Praxium.
Nel 68 partecipò come non violento per raggiungere i grossi traguardi al grido di ‘Che Guevara’ e si iscrisse a Medicina. A fine del quarto ano, volontario a Londra, in un ospedale psichiatrico incontrò Ivana che occupò improvvisamente il posto del ‘Che’ e della amata bicicletta. Ha due figlie, Barbara e Sara. Con passione e soddisfazione di tutti, fu medico ospedaliero a Canelli.
E ritornò a pensare ai tanti bimbi, non figli suoi, ma di tutti, in Ruanda Burundi, Libano, Bosnia, Kosovo, Ossezia del Sud, Sudan, Mali, Mauritania per passare in Stati “più tranquilli” come Armenia, Bielorussia, Brasile, Albania, Macedonia,Georgia, Eritrea, Senegal, Guinea, Costa d’Avorio, Etiopia, Tanzania, Zambia e Malawi.