Una giornata campale: il riconoscimento Unesco e l’inizio dell’Assedio di Canelli

PERSONAGGI (4)L’Assedio di Canelli 1613 è una delle rievocazioni storiche più riuscite e coinvolgenti del Piemonte. Quest’anno, la ventitreesima edizione, coincide con un importante obiettivo conseguito dal territorio di Langhe-Roero-Monferrato di cui Canelli fa parte e da cui prese il via il progetto di candidatura Unesco nel 2003 (l’allora sindaco Oscar Bielli ne fu l’ideatore). Da sabato 21 giugno, primo giorno di questa edizione della manifestazione canellese, anche Canelli infatti entrerà ufficialmente a far parte del Patrimonio Unesco (inserita nel 50° sito italiano tutelato dall’Unesco) e la proclamazione avrà luogo nello stato del Qatar, confinante con l’Arabia, con una cerimonia memorabile. E, per sottolineare l’evento, il sindaco Marco Gabusi (riconfermato dalle recenti elezioni amministrative) ha annunciato, ma senza entrare nei dettagli per scaramanzia, iniziative ‘pirotecniche’.

La rievocazione dell’Assedio 1613. Nata nel 1992 il terzo weekend di giugno (quest’anno si svolgerà il 21 e 22 giugno) prende le mosse da un fatto storico realmente accaduto nell’estate del 1613, quando le trupope mantovane (Nizza) del Duca di Nevers strinsero d’assedio la città di Canelli, ultimo baluardo del Duca Carlo Emanuele I di Savoia, in Piemonte. L’assedio venne rotto, dopo appena due giorni, grazie all’apporto fondamentale della popolazione. Il prossimo weekend il centro storico di Canelli si trasformerà in un borgo seicentesco. La manifestazione si svolgerà interamente nel centro storico, riscoprendo e rivitalizzando piazze, vie, cortili, sentieri (gli antichissimi “Pijagg”, la stradina che attraversava le mura della città, in parte ancora esistenti, dove chi entrava in Canelli pagava i pedaggi), la collina di Villanuova, la “Sternia”, acciottolato che sale lungo la collina che porta all’ex chiesa barocca di San Rocco e al Castello Gancia. Privilegiando, ed è un’ulteriore novità, l’ambientazione notturna di fatti, situazioni, momenti d’arme e di spettacolo attraverso un sapiente gioco di luci e chiarori.

La ricostruzione scenica. Il borgo antico prenderà vita, dal tardo pomeriggio di sabato 21 giugno, quando la porta centrale verrà chiusa, con antichi mestieri, bancarelle, musici, giochi, ricostruzioni di spaccati di vita seicentesca, spettacoli teatrali itineranti. Oltre duemila figuranti in costume, con gruppi provenienti da Scozia, Francia, Svizzera e, per la prima volta, dall’isola di Malta, daranno vita ad una grandiosa rappresentazione sulla quale dominano i fatti d’arme: le truppe di Carlo Emanuele I di Savoia, guidate dal colonnello Camillo Taffini D’Acceglio si sfideranno in scaramucce con i nemici del Duca di Nevèrs che culmineranno in una battaglia notturna nei prati sotto il Castello Gancia. Il tentato, spettacolare, incendio del castello segnerà la “notte dell’assediato” mentre nelle “Hosterie” e dalle “Taverne” verranno riproposti piatti seicenteschi della tradizione monferrina. Domenica 21 giugno, dopo una mattinata trascorsa a cercare l’intesa, le truppe dei Savoia e del Duca di Mantova si sfideranno nella spettacolare battaglia “della Vittoria” nei prati che guardano al Castello Gancia. Il “Pranzo della Vittoria”, i giochi, la festa e, la sera, i “fuochi di gioia”, sorta di spettacolo pirotecnico in voga nel 1600 chiuderanno la manifestazione.

I numeri. L’organizzazione della rievocazione storica, una delle più imponenti e importanti del Nord Italia, è affidata al Comune di Canelli e al Gruppo Storico Militare dell’Assedio 1613. Ogni anno la manifestazione è seguita da non meno di 35 mila turisti. Sono oltre duemila, in gran parte popolani, i figuranti che animano l’Assedio di Canelli 1613. I figuranti in costume militaresco, tra Savoia e Mantovani, sono circa 700: tra loro, grande il numero di spadaccini, i portatori “di picca”, mentre verranno utilizzati cannoni ricostruiti su stampi seicenteschi. E, poi, frati, viandanti, vinattieri, contadini, commercianti, nobili, il Podestà. Grande spazio all’enogastronomia, curata da tredici tra “Hosterie” e “Taverne” che sforneranno piatti tratti da ricette seicentesche curate dallo storico ed enogastronomo Gianluigi Bera e valutati dall’Accademia Italiana della Cucina. A corollario il vino, simbolo della città: non se ne risparmierà, ma con la dovuta moderazione: apripista il prodotto simbolo di questa terra, il Moscato di Canelli Docg.