Pubblichiamo lo sfogo recente del presidente della Produttori Moscato Giovanni Satragno: “In questo periodo sono particolarmente stufo di sentire delle chiacchiere, molte di queste inutili e credo di condividere questa sensazione con molti di voi associati.
Mi riferisco a questo mondo del vino, che credo di conoscere discretamente e mi sento stufo non per questo momento particolare ma per l’accumulo negli anni trascorsi, quasi dieci all’AssoMoscato e quelli precedenti in una organizzazione professionale agricola. Riunioni, incontri con personaggi del settore, della politica, dell’istituzione, convegni, serate a tema, ecc. Ho incontrato molte persone che amano sentirsi parlare, bravi oratori, ma alla fine il succo? Quasi inconsistente.
Quante volte ho sentito la parola territorio. Quando qualcuno non sa bene cosa dire comincia a parlare di territorio, forse perché è un vocabolo che riempie la bocca, ma poi chi crede veramente al territorio? Chi fa qualcosa per il territorio?
Anche l’industria dell’Asti durante le trattative usa volentieri questo termine. Ma alla fine….. Il risultato è che per tre centesimi al chilo di uva te la fa andare fino alle tre di mattina, magari fosse per decidere per tre centesimi in più, ma il triste è che ci ruba tutto questo tempo per toglierceli. E allora?
Gli unici che veramente debbono crederci siamo noi che viviamo in questo benedetto territorio. Consapevoli che se crolla questo prodotto il nostro bel territorio, le nostre belle colline, sia pavesiane che monferrine vanno a farsi benedire.
Noi abbiamo dimostrato di crederci veramente. Abbiamo chiesto ripetutamente regole serie sulla qualità, valore imprescindibile. Eravamo disposti ad osservarle.
Abbiamo chiesto di bandire gli spumantelli anonimi e sleamente concorrenziali.
Abbiamo aderito ed appoggiato un piano di rilancio che prevedeva rigore e soprattutto l’incremento d’immagine del prodotto. Nulla di tutto questo è capitato.
Inoltre sono anni che sento parlare di sburocratizzazione.
Di fronte a questa parola rimaniamo tutti entusiasti, perché significa minimi costi, minori adempimenti, risparmi di tempo e di denaro. Ebbene, ogni anno che passa ci troviamo, un adempimento in più.
Sapete quanti enti controllano anche una seppur piccola azienda che produce l’uva e la trasforma in vino?
I SAV (Servizi antisofisticazioni vinicole) Regionali, la Guardia di Finanza, il Corpo Forestale dello Stato, la Repressione Frodi Ministeriale; i Carabinieri del Nas, la Camera di Commercio, i Vigili del Fuoco, l’ASL, l’Ufficio del Lavoro, la Provincia uffici Decentrati dell’Agricoltura.
E adesso se ne è aggiunto un altro dal nome altisonante “Valore Italia”. Li avete contati? Sempre se li ho elencati tutti. Non erano sufficienti? E i costi? Li paga sempre Pantalone…
Ogni tanto sento parlare di PIL (prodotto interno lordo) che a tutti i costi l’Italia deve aumentare. Ma sapete chi incrementa il PIL? Chi produce. Più creiamo burocrazia, meno produciamo ed il PIL ne risente, senza contare chi si stufa e abbandona. Ma poi per controllare cosa? Sanno già tutto di noi, tra fascicolo, foto aeree e quant’altro.
Non so voi, ma io sono stufo. Un altro concetto ricorrente è l’appello all’unità. “Uniti si conta di più, si è più forti”. “Occorre fare sapere che, fare sinergia nell’interesse del prodotto conviene a tutti”. Ma avete visto ultimamente da quale pulpito arriva la predica? Chi recita questa omelia è chi che nel 2000 ha capeggiato la secessione di un nutrito gruppo di Cantine Sociali ed il risultato ottenuto è stata la divisione del fronte agricolo con relativo indebolimento. E’ lo stesso che contrastò l’adesione dell’AssoMoscato al Consorzio di Tutela.
Abbiamo appreso negli ultimi giorni la notizia delle dimissioni di due storiche case spumantiere dal Consorzio di Tutela dell’Asti e Moscato d’Asti.
E’ prematuro da parte nostra formulare giudizi in merito, ossia se abbiamo fatto bene o male. Per ora sono solo parole, formali se vogliamo, ma solo parole.
Noi staremo con chi offrirà più garanzie al nostro comparto e con chi, altre le parole ci darà dimostrazioni con fatti concreti e non solo tagliandoci 3 centesimi al chilo di uva rispetto l’anno precedente.
Il risultato di queste parole sapete quale è?
Se tornassimo indietro nel tempo all’epoca in cui non esisteva la moneta e si usavano le derrate alimentari come merce di scambio, pagheremmo un caffè espresso con 5 chili di uva Barbera DOCG, 5 chili di “supero” di Moscato, oppure di Cortese DOC, ecc.
Prestiamo quindi molta attenzione al Moscato docg perché il “contagio” può esserci.
Consapevole che questo sfogo vale come un grido in una valle deserta auguro a voi tutti un buon Natale.”