Nel primo pomeriggio di giovedì 15 dicembre il nuovo presidente dell’azienda Gancia, il magnate russo Roustam Tariko, entusiasta, accompagnato dal rieletto amministratore delegato Paolo Fontana, tranquillizzante, si è presentato ai 98 dipendenti riuniti nell’accogliente ‘Locanda Gancia’, della stazione di Santo Stefano Belbo.
«Siamo qui per investire nel brand – ha subito chiarito, dopo la presentazione della sua brillante e ventennale storia piemontese – Abbiamo un progetto di crescita per la Gancia che entrerà in un mondo più grande. Quindi qualcosa cambierà nel campo, per efficienza e meritocrazia. L’azienda è destinata a crescere come brand e quindi come territorio, e, (per l’unicità del prodotto), in qualità, volumi. e personale.
Sull’organizzazione, stiamo lavorando. Ci risentiremo fra tre quattro mesi. Comunque non dovete temere: nel mondo, alle mie dipendenze, lavorano 19.000 persone. Insomma ci sono buone prospettive per un futuro vicino e lontano».
I presenti. Interessanti alcuni commenti dei presenti: «Ci ha fatto piacere averlo conosciuto e sentito la sua storia. Così capirà anche cosa vuol dire lavorare. Non è uno che se la dà», «E’ un personaggio ben determinato, dalle idee chiare… Però quando parla di professionalità e di meritocrazia sfonda una porta aperta», «Noi siamo tutti consapevoli che la fiducia si acquista con i risultati e che nessuno da solo fa nulla. Ricordo che al card. Borromeo di Milano, il ‘furic’ che impastava la calce, spiegò che stava “costruendo il duomo”», «E noi sappiamo fare bene il nostro mestiere». «Questo qui, con i suoi 19.000 dipendenti, non si troverà certo in difficoltà con i 100-150 dipendenti canellesi».
«Per ora, speriamo e siamo fiduciosi. In tutta questa vicenda, ci sembra abbia agito molto bene tutta la famiglia Gancia».
Il sindaco. In merito il sindaco Marco Gabusi, che si è intrattenuto direttamente con Tariko, ha rilasciato: «E’ positivo che dall’estero vengano a cercarci e a produrre a Canelli. In questi momenti di crisi, il sentimentalismo non serve. Saranno molto più numerosi coloro che potranno gustare la qualità del nostro prodotto, delle nostre colline, della nostra gente. Ci incontreremo nuovamente quando sarà definito il piano industriale».
I sindacati. Dopo l’incontro con i dipendenti, in merito alla forza lavoro, i sindacati Flai Cgil e Fai Cisl, hanno già avanzato la richiesta di un più approfondito incontro ed hanno rilasciato: “Per ora non c’è nessuna riduzione di lavoro. Da gennaio potrebbe esserci la necessità di ricorrere a tempi determinati o lavoratori interinali, ma è tutto da verificare».
Associazioni agricole. “Ci aspettiamo una crescita altrimenti diventa difficile giustificare la perdita di una fetta di italianità – dice Maurizio Soave presidente Coldiretti – Al momento siamo ottimisti, avendo Tariko in mano il mercato russo, non impiegherà molto a far crescere la produzione”.
Meno ottimista è il vicepresidente nazionale della Cia, Dino Scanavino: “Non si può assistere passivamente all’assalto dello straniero. Non vogliamo essere tacciati di nazionalismo o protezionismo, ma l’agroalimentare italiano andrebbe meglio tutelato”.
“Dietro un sottile ottimismo – la pensa il presidente della Confagricoltura Massimo Forno – resta il dubbio che Gancia rimanga italiana. Ma la presenza della vecchia proprietà nel consiglio di amministrazione resta una garanzia”.
Marmo e Fiorio. I due onorevoli di casa, Massimo Fiorio (Pd) e Roberto Marmo (Pt), in un comunicato congiunto, si dicono preoccupati perché “le grandi famiglie del vino, un settore trainante dell’economia piemontese ed italiano, hanno lasciato, almeno per l’Astigiano, la mano ad altri, abdicando i posti di comando e lasciando, di fatto, il territorio”.
Entrambi si dicono convinti che, comunque, sul territorio si trovano gli strumenti per rilanciare economia e valori sociali: “Dietro il successo di aziende storiche c’è la fatica di generazioni di agricoltori, di lavoratori dentro e fuori dell’azienda che hanno consentito di far crescere e conoscere in tutto il mondo un marchio come Gancia”.