Mercoledì 18 dicembre alle ore 18 sarà presentato il sesto numero di Astigiani. Saranno le storiche cantine di palazzo Gazelli di via Quintino Sella 46, già collaudate durante i “fasti” del Bagna Cauda Day ad ospitare la presentazione condotta dal presidente dell’associazione Giorgio Conte e dal direttore della rivista Sergio Miravalle. Ma non mancheranno, come sempre, ospiti e sorprese a cominciare dal lancio di una petizione suggestiva.
La annuncia Miravalle: “Abbiamo messo in copertina di Astigiani 6 una bella cartolina acquerellata d’epoca di Piazza delle erbe. Qualcuno si domanderà dov’è?
Nel centro di Asti, l’attuale piazza Statuto un tempo portava questo nome e soprattutto aveva al centro una bella struttura in ferro battuto, un suggestivo mercato coperto”.
Ecco la proposta destinata a far discutere e smuovere – sperano i sottoscrittori – una certa apatia.
E’ necessaria una premessa scritta nell’editoriale: “Eravamo partiti a settembre dall’idea di creare un’occasione per dare nuova vita alle storiche cantine di Asti e abbiamo stretto alleanza con una cinquantina di ristoratori e altrettanti produttori di vino. E’ nato così il nostro Bagna Cauda Day. Il resto lo ha fatto il passaparola, la voglia e la passione di decine di volontari e il gusto di esserci del popolo dei bagnacaudisti.
Un successo che ripeteremo il prossimo anno dal 21 al 23 novembre, ma nel frattempo lanciamo un’altra proposta a tutti gli astigiani.
Il mercatino della Bagna Cauda, ospitato in piazza Statuto, è piaciuto, ma ha dovuto patire il freddo e la pioggia.
Questa piazza nel cuore di Asti, era un tempo la piazza delle Erbe. Ha avuto fino al 1940 un bellissimo mercato coperto: una struttura in ferro e ghisa, in stile Liberty, che le foto del tempo fanno rimpiangere. Oggi, dopo alterne vicende, al centro della piazza ci sono dei “funghi plasticosi” con alcuni glicini. E allora osiamo, stimoliamo e risvegliamo come è nelle natura di Astigiani.
Perché non ricostruire con lo stesso stile una moderna struttura coperta vetrata in grado di ospitare eventi, mercati, presentazioni. Uno spazio pubblico da vivere e utilizzare tutto l’anno.
Partiamo con una petizione e affidiamo all’amministrazione comunale il compito di elaborare progetti, valutare i costi e realizzare il nostro sogno. Riprendiamoci Piazza delle erbe”.
Adesioni sul sito www.astigiani.it e sui quaderni di raccolta firme che saranno messi a disposzione alla presentazione di mercoledì 18 e nei bar e negozi della zona attorno all’attuale piazza Statuto.
Ad Astigiani aggiungono un’idea sulla Giostra di Bastian: “Ci piacerebbe un progetto che consenta anche di sistemare in piazza delle Erbe, protetta dalla struttura in metallo e vetro, ma ben visibile da tutti la nostra antica Giostra di Bastian, tanto cara alla memoria degli astigiani, che la Fondazione Cassa ha acquistato e fatto restaurare, ma che non ha ancora trovato degna collocazione”.
Sul finanziamento dell’opera di ricostruzione della piazza delle erbe sarebbe possibile ripercorrere la strada dei Boc (Buoni comunali) giù utilizzata con successo e soddisfazione dei sottoscrittori per il restauro del Teatro Alfieri?
Idee e proposte che l’associazione Astigiani non intende far morire nel mare dei dubbi amministrativi.
E la rivista? Il sesto numero di Astigiani, (120 pagine, in vendita in tutte le edicole a sette euro) è ricco.
Ecco i principali argomenti.
* Asti, stazione di Asti di Giovanni Currado
La ferrovia arrivò nel 1849. Le altre linee di Langa e Monferrato.
Con la rivoluzione industriale cambiò l’Europa e il suo concetto di territorio, portando anche alla nascita delle strade ferrate. Se nel 1835 la Napoli-Portici fu la prima linea ferroviaria italiana, il treno arrivò ad Asti nel 1849 con la tratta Moncalieri-Asti della linea Torino-Genova che si stava completando. L’inaugurazione della stazione astigiana sviluppò significativamente l’industria della città che sfruttò i servizi offerti dalla ferrovie: la Way Assauto arrivò ad avere un binario autonomo. Furono intanto create nuove tratte per collegare vari centri della provincia . Il 28 ottobre 1941 venne inaugurato il nuovo fabbricato passeggeri per rispondere secondo un progetto di architettura fascista. Devastata dalle alluvioni del 1948 e del 1994, la stazione ha avuto un restyling nel 2006.
* La Fillossera il flagello delle viti di Giancarlo Scaglione
Come Asti e il Monferrato vissero quei decenni tragici
Come una piaga biblica la fillossera, che arrivò dopo i danni già causati dall’oidio e dalla peronospora, ha spazzato via la viticoltura europea dell’Ottocento e del primo Novecento, lasciando una scia di danni, miseria, emigrazioni forzate. Un dramma causato da un minuscolo insetto portato dall’America che attacca le radici della vitivis vinifera e porta le piante alla morte. Dalle prime avvisaglie del 1863 all’espandersi della malattia, la scienza di allora si interrogò e rispose dapprima con gli estirpi e altri rimedi empirici, dal fuoco all’annegamento delle viti. I contadini difesero le loro vigne. Nel Monferrato ci furono anche tumulti e morti. Una straordinaria epopea che fa pensare alle nuove ansie e ai danni enormi già causati oggi dalla Flavescenza dorata, sperando che non si ripercorrano gli stessi fatali errori.
* Un secolo di lotte della Valle Bormida contro l’inquinamento dell’Acna di Ginetto Pellerino
Oltre un secolo di proteste processi e manifestazioni
La vicenda delle lotte per la chiusura dell’Acna, la fabbrica chimica che per decenni ha avvelenato l’ambiente e le acqua della Val Bormida, è di straordinaria attualità: il caso della siderurgia a Taranto, quello del polo chimico di Porto Marghera, il dramma vissuto a Casale Monferrato e nelle altre sedi dove sorgevano stabilimenti dell’Eternit mette in evidenza l’assurda contrapposizione tra difesa della salute e mantenimento dei posti di lavoro. Anche in Val Bormida ci si è scontrati duramente tra i piemontesi che difendevano la loro valle e i liguri aggrappati all’economia creata da quella fabbrica di morte. Ripercorrere oltre un secolo di vita di queste genti è utile per non dimenticare le loro battaglie e pretendere che le istituzioni non ripetano gli stessi tragici errori.
*Mamme ostaggio per salvare i figli dalla guerra di Enrico Panirossi
Duecento donne rinchiuse in Seminario dai repubblichini.
Settembre 1943: con la nascita della Repubblica Sociale, a Mussolini serve un esercito. Il primo bando di leva viene emanato all’inizio di novembre, ma sono in pochi a rispondere. Per tutti gli altri, le conseguenze sono drammatiche: i famigliari di chi non si presenta alla chiamata sono passibili di arresto. Succede anche ad Asti, dove circa 220 madri di renitenti alla leva vengono portate al seminario, mentre i parenti maschi vengono trattenuti al casermone. I fascisti sperano che questo convinca i ragazzi, nemmeno ventenni, ad arruolarsi. Ma molte di quelle madri impongono ai figli di non cedere. La vicenda si risolve solo alla vigilia di Natale, quando alla porta del seminario bussa il vescovo di Asti, Monsignor Rossi.
E poi ancora
* Ad Asti in una sola settimana nel 1805 passarono Napoleone e il Papa il racconto dei cronisti dell’epoca di Aldo Gamba
*Oddino Bo, rivoluzionario a tempo pieno, intervistato da Paolo Monticone per “Confesso che ho vissuto”
*Nel 1913 ad Asti si sperimentano le “larghe intese” con il sindaco Annibale Vigna di Edoardo Angelino
E infine una curiosità cinematografica
*Una delle più brave e divertenti spalle di Totò era un attore di origini astigiane: Luigi Pavese che recitò per decenni a teatro, cinema e televisione. E lo seguì nella carriera anche il fratello Nino. Ne racconta la storia Mauro Aspromonte.
E poi naturalmente la storia della bagna cauda affidata a Gian Luigi Bera e il resoconto fotografico del Bagna Cauda Day
Aglio olio acciughe
La storia si immerge nella Bagna Cauda
È senza dubbio il piatto popolare piemontese che gode di maggior notorietà, anche fuori dai confini regionali. Più che un piatto, è un “sistema gastronomico”, che partendo da una semplice salsa calda di aglio, olio ed acciughe, si dilata a coinvolgere la cultura conviviale e le strutture portanti dell’alimentazione quotidiana contadina di una larga parte del Piemonte. Asti e l’Astigiano hanno avuto un ruolo importante nella diffusione di questo piatto. Si parla di vie del sale, di commerci e di acciughe. Alla Bagna Cauda “Astigiani” ha dedicato una festa di tre giorni con il primo “Bagna Cauda Day” del 22, 23 e 24 novembre 2013. Ripercorriamo in questo testo l’origine storica, le motivazioni gastronomiche che hanno visto nascere la Bagna Cauda e contribuito alla sua diffusione. Si parla anche di ricette depositate dal notaio e di protagonisti dell’enologia che fecero della Bagna Cauda il loro biglietto da visita culturale.
E la rivista si completa con le rubriche: l’Album di famiglia fotografico a tema natalizio, Se ci penso, Io c’ero, Insieme, Barbutun, Tempo Futuro, Parole di Pietra, Un quadro una storia, Così per sport, Una vita per la musica, Memorie a tavola, Linguamadre, Insegne senza ruggine, Lo scaffale, Il trovarobe, Almanacco dei cent’anni.
Sono 120 pagine da leggere con calma con il gusto di scoprire e ritrovare spicchi di storia e storie.