Caro Gesù Bambino

PRESEPE6Caro Gesù Bambino,  – scrive il giornalista pubblicista Beppe Tassone – lo so, è per lo meno inusuale che mi rivolga a Te e non a Babbo Natale, il tuo surrogato dei giorni nostri. Lo faccio utilizzando, idealmente, l’Auretta, la stilografica di colore grigio-azzurro, a cartucce, che mi macchiava le dita quando, nei miei verdissimi anni, si rivelava l’insostituibile strumento per i compiti di scuola.

Giunti a dicembre salivo sul solaio di casa e recuperavo delle scatole di cartone, coperte di polvere, che custodivano all’interno le statuine, la carta, le casette, la ghiaia bianca ed il muschio per il presepe. Poi, a casa, la festa cominciava e, minuto dopo minuto, su un tavolino reso ancor più largo da un asse di compensato, ecco che si sviluppava il presepe, con le sue luci intermittenti, le palme, i pastori e, dentro la capanna, protetta da una stella cometa con tanti luccichini che si attaccavano alle dita, c’eri Tu, con le braccine allargate.

Ricordo le ore trascorse a guardarti, a spostare le statuette di terracotta, ad accorciare, giorno dopo giorno, il percorso dei Re Magi. Ricordo quella volta che fuori nevicava: ti tolsi dalla culla e ti portai davanti alla finestra, con i vetri appannati, per farti vedere il mondo di fuori che, quasi per incanto, si era fermato mentre la bianca coltre cresceva.

Eravamo nei primissimi anni Sessanta, l’Italia si apriva ad una crescita economica che sembrava contagiare tutte le persone: anche i doni che, la notte del 24 dicembre, Tu portavi diventavano più importanti, di anno in anno.
In quell’Italia io sono cresciuto, allestendo dicembre dopo dicembre, il presepe, fino a quando un giorno venne sostituito dall’albero di Natale, forse più luminoso, ma che non serba il medesimo posto nel mio cuore.

Perché ho deciso di scriverti proprio quest’anno? Perché dò spazio a ricordi di mezzo secolo fa? Perché provo nostalgia e tanta voglia di tornare, almeno coi ricordi, a quei giorni. Perché l’atmosfera del Natale invoglia a farlo, perché credo che certi valori che per troppo tempo abbiamo accantonato come non attuali, desueti, superati dal nuovo che avanzava inesorabile, meritino invece di tornare per svolgere un ruolo importante della nostra vita d’oggi.

Perché quella statuina con le mani allargate, quelle luci verdi, rosse, gialle e turchine che al buio rendevano ancor più suggestivo il presepe, sono come parti di un mosaico che ora vuole assolutamente ricomporsi.
Perché il Natale rappresenta molto di più che una mera festa di famiglia, perché in queste ore la parola “speranza” che si accompagna al ricordo di quegli anni, sgorga forte nel cuore.
Perché la stilografica Auretta, che ho trovato al fondo di un cassetto con la cartuccia dell’inchiostro rinsecchita, deve poter tornare a scrivere favole vere e parole di speranza per questo nostro Paese….

Grazie, Gesù Bambino, per questi pensieri che mi hai aiutato a trasformare in poche righe scritte col cuore…auguri a Te e a quanti leggono queste parole: che possa riproporsi la favola bella che abbiamo vissuto da bambini e che portiamo in fondo al cuore anche in questi momenti di grande difficoltà.”

Beppe Tassone, nato a Cuneo il 22 settembre 1953, dirige un periodico ed un sito internet e collabora con numerosi giornali locali e riviste nazionali specializzate nel settore del turismo.

Segretario comunale a Villanova Mondovì, Frabosa Sottana, Montanera e Roccaforte Mondovì, si occupa attivamente del sociale con particolare riferimento all’handicap.
Ha ricoperto la carica di Vice Presidente dell’A.N.F.F.A.S. ed è stato componente di diverse consulte sull’handicap e sulla disabilità. Attualmente è anche presidente del Consiglio comunale di Cuneo.