Evento storico, domenica 25 gennaio, nell’oratorio dell’Addolorata a Canelli, dove si sono incontrate la comunità cattolica della parrocchia di San Tommaso e quella di rito ortodosso romeno.
Un incontro preparato e condotto con molta sensibilità, semplicità ed intelligenza, davanti a numerosissimi fedeli, a padre Paolo Porcescu e al diacono Nicola Sararu della comunità romena e ai tre parroci di Canelli (Luciano Cavatore, Carlo Bottero e Pinuccio Demarcus).
Somiglianze e divergenze. Dopo una breve presentazione e la recita dei ‘Vespri’, Padre Paolo ha serenamente evidenziato somiglianze, convergenze e divergenze tra le due chiese.
«Ci si capisce più con la preghiera che con tante parole – ha aperto – Dopo mille anni insieme di vita cristiana, nel 1054 è arrivata la rottura, più che altro per motivazioni culturali, storiche e politiche, da parte dei membri delle due chiese.
Separati, ma nessuna differenza sostanziale. Abbiamo la Bibbia, un unico credo, il culto della Madonna, madre di Dio e vergine, e dei Santi, tutti i sette sacramenti (battesimo, cresima eucarestia vengono conferiti insieme).
Le date del calendario gregoriano (1782) non sono state accettate da tutte le chiese, ma non incidono sulla dottrina.
Noi abbiamo un Patriarca o Metropolita che non prende decisioni dottrinali e non crediamo nell’esistenza del Purgatorio.»
Come fare per diventare una sola chiesa? «Nonostante alcune discrepanze e divergenze noi siamo uniti in base alla garanzia di Gesù: “Dove due o tre si uniscono nel mio nome, là ci sono io”.
Questa è la Chiesa nella quale siamo uniti. Quindi non siamo così lontani. Sono sicuro che Dio ci aiuterà!».
Con piacevole amabilità, padre Paolo è poi passato ad illustrare la splendida struttura interna della chiesa che è formata da tre sezioni: «pronao, navata centrale, iconostasi che è la parete divisoria decorata con icone che unisce, non separa, l’altare, dove viene celebrata l’Eucarestia, luogo dove non ci si avvicina subito, ma va scoperto poco a poco.
In evidenza le “Icone regali” con i personaggi più importanti della nostra fede (Cristo, la Madonna, Sant’Andrea, S. Giovanni, S. Nicola…) che contribuiscono a portarci ad una fede più profonda e ad una più adeguata vivibilità del mistero rappresentato dall’altare.
All’altare si accede attraverso le “Porte sante o reali” dove passava il re quando accedeva a fare la comunione o a consegnare il contributo.
A lato ci sono le “Porte dei diaconi” chiamate anche le porte “orientali ed occidentali”».
Delle molte belle icone appese ai muri, e non solo, don Paolo, ha rilevato come contribuiscano a ravvivare ricordi ed esempi di vita. Dell’imponente ed importante lampadario centrale ha, con giustificata soddisfazione, detto che “dà Gloria a Dio”.
Come ad ogni fine Messa, l’incontro si è concluso con un accogliente, invitante, momento conviviale.
Durante l’incontro conviviale il parroco Luciano Cavatore così ha commentato: «Sono contentissimo che una bella comunità cristiana faccia rivivere l’antico oratorio che viene così a riacquistare nuova vita e la sua identità iniziale. Sono contento che una casa di pietra serva a celebrare i misteri della nostra fede, accomunati non solo nella preghiera.
Le due chiese vicine, da oggi, siano ancor più ‘sorelle’.Sono contento perché sembra di respirare l’aria di casa, non più solo. Sono poi contento del bel rapporto di amicizia e fraternità che si è instaurato con padre Paolo e tanti fedeli ortodossi romeni».