Al mattino di lunedì, 20 giugno, poche tracce restavano della manifestazione canellese appena ‘consumata’, che da vent’anni si è riproposta secondo un canovaccio, via via diversificato, ma sempre più ambizioso. Quest’anno però le scelte hanno risentito della necessità di contenere al massimo la spesa, riducendo le risorse senza rinunciare, però, ad alcune novità e ai fuochi pirotecnici che hanno chiuso in bellezza la due giorni.
Una manifestazione dunque riveduta e corretta sotto molti aspetti: più raccolta verso il centro storico, meno scenografica (si è rinunciato alla grande porta di Carlo Leva, per utilizzarne soltanto l’arco centrale che da via XX Settembre immetteva verso piazza Duca d’Aosta), senza le note arie musicali dell’Assedio. La battaglia sui prati Gancia, che si è sempre svolta nel pomeriggio di sabato, ha lasciato il posto ad uno scontro militare notturno, più statico, scandito più dal ritmare incessante dei tamburi che dal rombare dei cannoni, meno numerosi rispetto alle scorse edizioni (Canelli disponeva di 1 solo cannone, 1 cannoncino, 2 colubrine), o dalla furia dei belligeranti o dallo scalpitare dei cavalli, i grandi assenti di questa rievocazione.
In questa edizione numero 20 dell’Assedio, baciata dal sole (molti ricorderanno quella bagnata e fredda dell’anno scorso), la festa dell’enogastronomia è prevalsa sull’evento storico.
Il noto rigore storico, vanto dello storico Gianluigi Bera, ha ceduto ad un’ampia ‘comprensione’ degli organizzatori che hanno chiuso più di un occhio sulle manchevolezze dei figuranti, in passato ripresi severamente, sugli anacronismi enogastronomici e merceologici. La partecipazione in costume seicentesco di molti canellesi è venuta a mancare in qualche caso per forza maggiore, ma in altri per stanchezza (a partire dagli ex sindaci Piergiuseppe Dus e Oscar Bielli, mentre l’onorevole Marmo è stato visto, non in costume come nelle precedenti edizioni, a braccetto con l’onorevole Maria Teresa Armosino).
Testoni. Soddisfattissimi si sono detti i commercianti che hanno fatto affari come non mai. La conferma è venuta dai banchi di cambio, dove si potevano cambiare gli euro in testoni per pagare osterie e taverne e acquistare i prodotti. Ai circa 60 mila euro cambiati (somma confermata dal presidente, per il terzo anno, del Gruppo Storico Militari Iaboc Valerio), va sommato quanto incassato direttamente in euro, in contrasto o in polemica con le direttive organizzative che prevedevano soltanto la circolazione dei testoni.
Carra. A suscitare la giusta partecipazione e una sana tifoseria, è sopraggiunto nel pomeriggio di domenica, il gioco della carra che quest’anno ha decretato la vittoria di Canelli sull’altra finalista, Montegrosso. Per ottenere questo risultato, si è dovuto ricorrere ai forzuti macedoni, i veri immancabili vincitori di questa come di tutte le passate edizioni del gioco.
Sede storica. La grossa novità, nell’edizione del ventennale si è avuta nel recupero della sede storica. Il portale di accesso è stato fissato ove realmente esisteva nel 1613 con il recupero (resta ancora molto da perfezionare) del cuore antico di Canelli: via XX settembre, piazza Aosta, via G.B Giuliani, piazza della ‘Verdura’, ‘Ij piagg’, piazza S. Tommaso, la Sternia, Costa Belvedere, piazza San Leonardo, i prati Gancia.
La battaglia. Altra novità si è avuta nella battaglia campale di sabato in notturna sui campi Gancia, rischiarata da un’illuminazione elettrica che andrebbe migliorata. Anche l’impianto di sonorizzazione, a tratti, ha reso difficoltoso l’ascolto delle spiegazioni da parte dello speaker.
I gruppi storici. Non sono mancati, nonostante i ‘tagli’. Si sono potuti applaudire i ‘tamburini’ di Canelli, i gruppi storici di Palmanova, Ivrea, Costigliole, Torino, Asti, gli sbandieratori di Conegliano; le associazioni storiche di Novi Ligure, la Cerchia, oltre che i gruppi degli scozzesi, dei francesi…
I fuochi d’artificio. Apprezzati quelli programmati per sabato sera culminati con l’incendio al Castello. Ancor più gustati quelli della domenica sera, inseriti in programma soltanto cinque giorni prima e mirabilmente eseguiti da una nota azienda canellese.
Il Sindaco Gabusi. “Meglio di così non poteva andare – rilascia soddisfatto – E’ stato l’Assedio più bello degli ultimi dieci anni. Siamo appagati delle novità apportate, della recuperata sede storica, della battaglia notturna, della numerosa partecipazione. Migliorie si potranno e dovranno fare, ma siamo veramente contenti per la formula azzeccata e la grande partecipazione”.
Colonnello Taffini. Fiato sospeso, sabato 11 giugno, per il colonnello Taffini (al secolo Aldo Gai) ad Asti. Mentre si allenava, in località ‘segreta’, per prepararsi alla grande tenzone che lo avrebbe dovuto vedere protagonista della ventesima storica rievocazione dell’Assedio di Canelli, all’improvviso, il cavallo, spaventato dalle perfide spie nemiche, si sarebbe ‘piantato’ ed avrebbe disarcionato il pur esperto colonnello. Ricoverato all’ospedale Massaja, Gai veniva dimesso con una prognosi confortante: nessuna frattura, ma solo una forte contusione. A cavallo però non lo abbiamo più visto nel corso della rievocazione, al termine della quale si è detto però soddisfatto, parlando di “un buon Assedio, distribuito nella giusta sede storica, con le innovative grandi battaglie”.
I Macedoni. Notevolissima la partecipazione dei macedoni (solo di Canelli 900 residenti e 300 stagionali) che, attorno alla nuova associazione ‘Il Ponte di pietra’, si sono impegnati da protagonisti nel gioco della Carra, collaborando con la Pro Loco Antico Borgo Villanuova, allestendo bancarelle con vestiti e costumi seicenteschi, con medaglioni in terracotta ‘Il sole di Vergina’, con giochi del salame e della bottiglia.
“Ci siamo divertiti molto – rilascia Ilona Zaharieva, direttrice de ‘Il ponte di pietra’ – E abbiamo già tante belle idee per il prossimo anno”.
I numeri ufficiali dell’Assedio
Nella rievocazione di Canelli si sono registrati:
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22.000 presenze turistiche tra sabato e domenica;
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4.000 “piccioli” (caraffe) vendute nelle osterie e taverne;
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2.000 figuranti tra armigeri, popolani e artisti di strada;
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10 tra taverne ed osterie aperte;
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30 bancarelle di prodotti tipici attinenti all’epoca della rievocazione;
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oltre 5.000 somministrazioni di pasti e bevande.
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11 gruppi partecipanti al Concorso “Bando della Ferrazza”.
“Un buon contributo per l’economia del territorio e del Piemonte.”