Festival Classico 2015 premia Diego Bianchi in arte «Zoro»

CLASSICO PREMIAZIONECon la consegna del premio Classico 2015, festival dedicato alla lingua italiana ai tempi dei sociale network, a Diego Bianchi in arte «Zoro», sabato 27 giugno, nel Salone Riccadonna (sede di una delle Case spumantiere storiche), a Canelli, il Festival Classico 2015, che gode del patrocinio dell’Accademia della Crusca, esce dalla fase di rodaggio ed entra nel vivo di un progetto che, partendo dal filologo e illustre dantista canellese dell’Ottocento Gian Battista Giuliani guarda alle nuove forme di comunicazione.

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La scelta – è stato ricordato – è caduta su Diego Bianchi, tra una rosa di nomi noti legati al mondo della comunicazione (Alessandro Bergonzoni, Francesco Guccini e padre Antonio Spadaro).

Drago ha letto le motivazioni che hanno portato alla premiazione di Zoro: «Il Premio Classico, omaggio a G.B. Giuliani edizione 2015, va a Diego Bianchi alias Zoro per il valore di tutta la sua attività in ambito giornalistico, dagli esordi sul web ai recenti successi televisivi» ha detto il direttore artistico che ha quindi chiarito: «Nel caso di Zoro non premiamo un paladino della lingua pura o uno strenuo difensore dell’italiano classico.

Anzi, la performance linguistica di Zoro è notevolmente influenzata dalle origini romane e presenta occasionalmente tic linguistici, forme e modi di dire prettamente romaneschi, tutte caratteristiche che in teoria dovrebbero indirizzare la giuria di un premio dedicato alla Lingua Italiana verso altri candidati. Ma Classico innanzitutto è un premio dedicato alla Lingua per quello che è davvero e non per quello che dovrebbe essere in un aureo mondo che non esiste. Zoro ci è sembrato un modello vincente di comunicazione.

Oggi – ha annotato Drago – la durata media della popolarità supera di poco una settimana. Zoro nasce dal web, dalla pratica del videoblogger e dunque fin dalle origini corre il rischio di vivere la sua settimana di grande popolarità seguita dall’inevitabile tonfo all’indietro nell’anonimato. Ma dopo anni e anni Zoro è ancora qui e anzi è riuscito a passare indenne (anzi, rafforzandosi) dal temibile confronto con il mezzo di comunicazione più avversato (a parole) ma ancora il più potente di tutti e cioè la TV.

Non solo la TV ma la RAI. La tv di stato. L’approdo di Gazebo, il programma ideato, diretto e condotto da Zoro, alla prima serata del venerdì su Rai3 è il segno non equivocabile di un successo che da “cult” sta diventando “mainstream. In pratica da culto per pochi a roba per tutti. Operazione rischiosissima in termini di qualità, ma operazione invece riuscita in pieno. Inevitabile che qualche fan della prima ora adesso pensi che Zoro si sia imborghesito, ammorbidito, normalizzato.

La realtà è che i suoi reportage non sono mai stati ben fatti e puntuali come quelli di quest’anno e che il livello di raffinatezza dell’analisi dei tweet non sia mai stato così alto. Il Premio Classico 2015 va a Diego Bianchi alias Zoro, dunque, per l’invenzione e il perfezionamento di un linguaggio di comunicazione basato sulle poche risorse finanziarie e sulle tante idee brillanti».

L’occasione succulenta d’intervistare Zoro è stata colta con disinvoltura dal direttore artistico Marco Drago, scrittore, autore e conduttore radiofonico, al quale Bianchi ha raccontato il suo percorso di comunicatore, schernendosi all’inizio per la preannunciata lectio magistralis che avrebbe dovuto tenere di lì a poco.

Diego Bianchi, romano, 45 anni, due figli (una femmina e un maschio), è partito da alcuni dati biografici essenziali: la sua modesta origine familiare, gli studi classici (che – ammette – gli sono serviti per scrivere i testi), la laurea in Scienze politiche, la sua adesione al comunismo italiano, al PD, 30 anni di militanza a sinistra insomma, ecc… per poi soffermarsi sulla sua avventura professionale in particolare negli ultimi tre lustri: all’inizio come «blogger» con «La Z di Zoro», poi come «videoblogger» (uno anche su Veltroni).

IMG_0002Con i suoi surreali dialoghi di «Tolleranza Zoro», Bianchi ha avuto il merito di aver sdoganato, tra i primi, il mondo del web sul piccolo schermo, attraverso una trasmissione tutta sua, Gazebo, in onda su RaiTre dal 2013, che utilizza reportage video, ma anche i «tweet» in 140 caratteri presi in prestito dal social network ed esaminati in tv con irriverente analisi linguistica. Come ha evidenziato Diego Bianchi oggi gli uomini politici ricorrono sempre più a questa comunicazione informale e immediata che consente loro di dialogare in modo diretto con i propri elettori o detrattori.

Al termine della consegna del premio (il busto che raffigura Gian Battista Giuliani), Zoro ha raccontato e fornito degli esempi del suo modo di comunicare, proponendo la lettura esilarante di alcuni tweet. L’evento è stato trasmesso in diretta streaming sul sito de La Stampa, attraverso una «web car» collegata via satellite.
Alla fine Bianchi si è lasciato travolgere dall’affetto dei canellesi che lo hanno coinvolto nel brindisi finale a base di bollicine metodo Classico, offerte dalle quattro cantine storiche da cui è partita la candidatura a patrimonio dell’Umanità tutelata dall’Unesco.

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