Sabato pomeriggio, 14 gennaio, nella chiesa di San Leonardo, si sono svolti i funerali del settantunenne enologo Giuseppe Giovine, morto il giorno prima all’ospedale Massaia di Asti, dove era stato ricoverato, da una settimana, per l’improvviso aggravarsi delle complicazioni di una leucemia ormai novennale.
Uomo dai modi asciutti, ma umanissimo, si è guadagnato il rispetto da parte di tutti per la sua correttezza e concreta lucidità. Oltre che per la sua professione e come produttore di ottimi vini (nel 1973 aveva rilevato l’azienda del bisnonno Ignazio), era conosciuto anche per il suo impegno politico rivolto, in particolare, al miglioramento della conduzione agricola.
Negli anni ‘70/78, in rappresentanza del gruppo socialdemocratico, fu consigliere comunale di minoranza prima, ed assessore all’urbanistica poi. L’ultima sua campagna da cittadino, l’aveva condotta contro l’impianto fotovoltaico di tre ettari realizzato in zona Salesiani, a poca distanza dalla sua abitazione.
Lo piangono, la moglie Anna, i figli Roberta e Ignazio e numerosi amici con cui si ritrovava nell’azienda ‘L’Armangia’ ottimamente condotta dal figlio Ignazio che, dal padre, oltre la passione per la politica, ha ereditato anche quella per il territorio e i suoi prodotti, in particolare per il ‘Moscato Canelli’ che, nei giorno scorsi, ha ottenuto la denominazione, grazie al suo validissimo apporto di competenza e determinazione.