Intervista a Marco Soria e a Marica Canavese autori di ‘Amemanera’

MARICA CANAVESE E MARCO SORIALa chiacchierata con Marica Canavese, chitarrista–cantante e Marco Soria, chitarrista astigiano con predilezione per il Jazz e il Funk, autore degli arrangiamenti e dei brani originali del loro primo cd ‘Amemanera’, ben inquadra il  loro progetto. Un felicissimo incontro di due sensibilità  musicali affini, affascinate dalla reinterpretazione di antichi brani della tradizione piemontese cui sono stati aggiunti altri brani originali. La formula vincente della coppia artistica è confermata anche dal recente, esplosivo, successo del concerto tenuto al Centro Congressi di Acqui l’11 maggio scorso.

‘Amemanera’, che cosa vuol dire?
«L’espressione piemontese “Amemanera”, cioè a modo mio”, sottolinea il nostro intento di reinterpretare antichi brani del Piemonte, in base alle nostre esperienze personali e professionali e alla nostra sensibilità».

Quale la genesi dei brani?
«Nel disco sono incisi dieci brani,  alcuni dei quali risalenti addirittura al Medio Evo, frutto di una lunga gestazione interpretativa, da parte nostra. La rielaborazione è stata il risultato di una ricerca meticolosa dopo aver contattato amici e rintracciato libretti vecchissimi.»

Entriamo, un po’, insieme, nel disco?
«E’ bello ‘entrare’ nel disco. E’ proprio quello che cerchiamo di fare durante i concerti. Se la gente capisce e comprende la canzone è come se la suonasse con noi.
A condividere e a dare l’anima al nostro progetto nella band ci sono Claudio Rossi, Beppe Lombardi e Luciano Ali».

Alcuni pezzi in particolare?
“A mè manera” è il titolo del brano che apre il cd. La storia di una lingera che, nel suo fazzolettone, ha tante storie da raccontare e, grazie alla sua capacità di affabulazione, svolge un ruolo significativo nella società.
“Giaco Tross”, di epoca post medioevale, è una filastrocca dei contrari.
“Sensa la lun-a” è ispirata dalla contemplazione della luna,  proprio sopra la collina di Calosso.
“Maria Gioana”, uno dei brani più famosi del Piemonte,  è un attualissimo inno alla vita, nonostante la condizione triste delle  donne…
“Ratin Bandiera”, è la storia raccontata da un topolino saggio che ha imparato tante cose dalla vita, anche che “dal can vanta vardesse, dal gat ste anco pì ʼtent”.»
Tutti pezzi di una struggente poesia e profonda filosofia di vita.
«Abbiamo voluto dimostrare la grande dignità dell’animo piemontese, tutta da recuperare e da comunicare. La nostra è gente di grande saggezza e cautela, ricca di storia e cultura.».

Perché avete  aspettato tanto a concretizzare questo progetto?
«Abbiamo lavorato tanto per gli altri, ora cominciamo a scrivere per noi.  La gestazione è stata lunga, ma, ora, siamo partiti. Tre mesi fa abbiamo tenuto, ad Acqui, il primo concerto con grande successo di pubblico e di critica. Da circa due mesi è uscito il cd, non  ancora distribuito nei negozi, ma acquistabile on line. (www.amemanera.com)”.

E dopo il disco?
“Vogliamo suonare e cantare, salire sul palco e poterci esprimere dal vivo, anche all’estero. Tra i prossimi appuntamenti: il 15 luglio a Castiglione Tinella per l’apertura della rassegna “Palco tra le vigne” e il 4 agosto a Santo Stefano Belbo nell’ambito del Pavese Festival”.

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