Il consuntivo di un anno di lavoro sindacale e professionale particolarmente intenso ed un progetto fortemente innovativo per il 2016 che comincia. E’ il denso contenuto della conferenza stampa di inizio anno che la Confederazione italiana agricoltori di Asti ha tenuto, non a caso, alla Cantina Viticoltori associati di Vinchio e Vaglio Serra.
Un anno, illustrato in apertura dal presidente provinciale Cia, Alessandro Durando, che ha visto l’organizzazione agricola impegnata su più fronti, dalle battaglie, vissute sotto la sigla di Agrinsieme, per l’abolizione di Cosap e Imu e nel. caso del cosiddetto “caporalato nelle vigne”, alle iniziative di conoscenza e informazione riguardanti la nuova legge agrituristica, il corretto uso delle materie prime nell’alimentazione, la nuova Ocm Vino, la qualità dei prodotti agricoli spiegati ai ragazzi delle scuole elementari, le virtù della carne bovina, al di là degli allarmi, più o meno credibili, lanciati dall’Organizzazione Mondiale della sanità.
Ma anche un anno dedicato, con ripetuti appelli all’unità del mondo rurale, a difendere il ruolo degli agricoltori e dell’agricoltura con iniziative riguardanti la corilicoltura di qualità, la sempre contraddittoria situazione del moscato, la difesa dalle avversità atmosferiche, la storia del movimento contadino astigiano rievocata durante l’annuale Festicamp. Infine particolare attenzione è stata riservata dalla Cia astigiana al futuro del comparto con la “restituzione” di un ettaro di vigneto didattico all’Istituto tecnico agrario di Asti e con la chiamata a corresponsabilità dei cittadini di “Vigna aperta” per conoscere da vicino che cosa c’è dietro il lavoro dei vignaioli che vogliono fare qualità e reddito.
Proprio da questa interessante iniziativa è nato il progetto per rinnovare la tradizione della Barbera Piemonte, tema centrale dell’incontro stampa, a cui hanno partecipato il parlamentare on. Massimo Fiorio, i vertici del Consorzio di Tutela (Filippo Mobrici, Lorenzo Giordano, Stefano Chiarlo ed Enzo Gerbi) e dell’associazione Vignaioli Piemontesi (Giulio Porzio), il presidente dell’Associazione Ristoratori astigiani, Luca Mogliotti, gli esponenti di Onav, Mirella Morra e Slow Food Monferrato,Ugo Bertana ed il presidente dei produttori del Nizza, Gianni Bertolino.
In poche parole lo scopo del progetto è quello di restituire precisa identità alle varie tipologie delle Dop Barbera, cominciando proprio da quella base che è la Doc Piemonte, troppo sovente utilizzata finora come “valvola di sfogo” delle altre denominazioni, con risvolti tutt’altro che positivi nella percezione che ne ha il consumatore e ricadute economiche poco soddisfacenti in relazione alla qualità diffusa del prodotto.
In sostanza, come ha spiegato il presidente del Consorzio di tutela Filippo Mobrici, sottolineando l’importanza del progetto della Cia di Asti, “oggi ci troviamo troppo spesso di fronte ad un eccesso di Barbera d’Asti docg che in molti casi si trasforma in doc Piemonte Barbera. Situazione controproducente perché ogni tipologia deve essere fatta già nel vigneto e non con le riclassificazioni. La Barbera Piemonte deve essere invece ben identificabile dal consumatore e remunerativa per il produttore. Cosa che sono convinto sia nello scopo primo di questo progetto”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’enologo Giuliano Noè, vero ispiratore della proposta Cia, che non nascondendo la preoccupazione per il fatto che oggi almeno un quarto del vino rivendicato in un primo tempo a Barbera d’Asti diventa successivamente “Piemonte”, ha ribadito la necessità di dare identità ai tanti milioni di bottiglie che subiscono questa riclassificazione sostenendo che la scelta vendemmiale deve essere fatta dal vignaiolo che più di tutti conosce le sue vigne e che può quindi contribuire alla realizzazione di una tipologia di Piemonte Barbera come quella progettata dalla Cia. “Non un modello ma un’indicazione produttiva – ha affermato Noè – che auspico possa diventare “Barbera Piemonte e sai cosa bevi”.
Lorenzo Giordano, presidente della Cantina di Vinchio e Vaglio, ha poi indicato nella leva della remunerazione la chiave di volta per “convincere” i vignaioli ad una corretta scelta vendemmiale. “Se, utilizzando quanto prevede il disciplinare di produzione della Doc Piemonte Barbera (120 q.li/ettaro invece dei 90 dell’Asti), il vignaiolo si accorge che non solo non ci perde, ma potrebbe addirittura avere una remunerazione più alta, il gioco è fatto e la commercializzazione non potrà che averne benefici”.
Della sicura validità del progetto si è infine detto convinto anche il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino (affiancato per l’occasione dal presidente regionale Lodovico Actis Perinetto, dal vice presidente Gabriele Carenini e dal direttore Giovanni Cardone) riconoscendogli forti caratteri di innovazione che vanno nella direzione di una moderna filosofia produttiva che deve dare grande valore al “terroir” ma solo se accompagnato da un reddito almeno dignitoso per chi su quel “terroir” vive e lavora.
“Un progetto – ha spiegato – che merita di essere oggetto di una grande campagna di informazione sulla identità del vino, in una situazione congiunturale mondiale che richiede aperture e non chiusure protezionistiche, non monopoli ma democrazia commerciale. Il fatto che qui si lanci una proposta a tutti i soggetti della filiera barbera e non ad una sola cantina, dimostra come la stessa sia moderna ed al passo con i tempi”.
L’incontro di Vinchio si è chiuso con una degustazione in anteprima della “nuova” Piemonte Barbera che debutterà ufficialmente a fine marzo quando il suo pur breve affinamento sarà completato.