Confartigianato, Cna e Casartigiani del Piemonte consegneranno, giovedì 24 maggio, ai Prefetti in tutte le province piemontesi e al presidente della Regione Roberto Cota, le chiavi degli 11.000 artigiani che hanno chiuso il 2011 bruciando circa 18.000 posti di lavoro e facendo registrare per la prima volta un saldo negativo dell’albo.
Secondo i dati del sistema informativo dell’artigianato della Regione Piemonte, al 31 dicembre scorso hanno chiuso: Alessandria 1.003; Asti 537; Biella 477; Cuneo 1.284; Novara 956; Vco 344; Torino 5.251; Vercelli 368.
Le cause della chiusura sono ormai conclamate: le imprese non incassano i loro crediti. Sono strette nella morsa creditizia. C’è un calo significativo del fatturato. I settori che soffrono di più sono le costruzioni e il manifatturiero. “La consegna simbolica delle chiavi – sostiene Giorgio Felici, presidente regionale di Confartigianato Imprese – sarà l’occasione per rafforzare la denuncia di questa grave situazione, ma al contempo per fare proposte concrete, semplici e dagli effetti immediati.
Alla Regione le confederazioni chiedono di proseguire nella strada positiva finora intrapresa, implementando ogni azione possibile in favore delle piccole imprese e dell’artigianato e patrimonializzando i confidi per sostenere il credito”. Al Governo viene lanciato il seguente messaggio: smettere di parlare di crescita, ma attuarla. E chiedono: di allentare i vincoli del patto di stabilità degli enti locali per sbloccare i pagamenti verso le piccole imprese e per finanziare gli investimenti in favore di piccole opere immediatamente cantierabili. Di tale proposta faranno partecipi i sindaci piemontesi impegnati nella manifestazione nazionale dell’Anci prevista a Venezia per lo stesso 24 maggio; di definire il proprio decreto “salva-imprese” sbloccando i pagamenti non solo delle amministrazioni centrali, ma di tutto il sistema pubblico compresi gli enti locali.
Questa necessità è dettata dal fatto che gli artigiani e le piccole imprese sono in massima parte fornitori e creditori del sistema degli enti locali e che pertanto sarebbero tagliati fuori dal provvedimento allo studio del Governo; di procedere urgentemente alla definizione di una normativa che consenta la compensazione tra debiti e crediti certificati; di portare al più presto una proposta di legge in parlamento relativa ai termini di pagamento tra privati in linea con la Direttiva dell’Unione europea.
“Pur condividendo la lotta all’evasione fiscale – aggiunge Francesco Cudia, presidente regionale di Cna – le confederazioni artigiane chiedono altresì una forma di “tregua fiscale” per affrontare tutti quei casi d’imprese che si ritrovano morose verso lo Stato (tasse, tributi e contributi) in quanto nell’impossibilità ad adempiere a doveri che comunque riconoscono”. Nel condannare gli atteggiamenti e i conseguenti atti di rivalsa nei confronti di Equitalia, propongono che vengano riviste le norme di riscossione: ampliare la platea dei beneficiari delle rateizzazioni; aumentare il numero di rate oltre le 72 mensilità; abbattere la percentuale introitata da Equitalia entro i 60 giorni e ridurre considerevolmente quella ulteriore ai 60 giorni; compensazione generale tra crediti certificati nei confronti della P.A. e versamenti.
In merito all’Imu Confartigianato, Cna e Casa ritengono necessaria la sua rimodulazione con l’abbattimento del 50% dell’aliquota “ordinaria” per i fabbricati non residenziali utilizzati come immobili strumentali per l’attività d’impresa (laboratori, officine, capannoni) distinguendoli così da altri immobili commerciali. “Ma la crescita – chiosa Ulderico Carboni, presidente regionale di Casartigiani – si alimenta intervenendo anche sulla burocrazia e sulla spesa pubblica, eliminando norme farraginose: elementi, questi, che fanno del nostro Paese un’area in cui non viene ritenuto consigliabile investire e lavorare”. Si pensi solo al Durc: da anni le confederazioni chiedono ne venga rivisto il funzionamento semplificando le norme di richiesta e di rilascio ed evitando di tagliare fuori dagli appalti quelle imprese che, a causa di crediti certificati e non riscossi, sono in ritardo coi versamenti contributivi o che per lo stesso motivo non possono incassare il dovuto.
Fondamentale poi è il sostegno al credito: strategico sarà rafforzare i soggetti che operano nel campo della garanzia verso il credito a partire dal fondo centrale di garanzia. Inoltre il sistema bancario va sollecitato affinché metta in circolo le risorse messe a disposizione dalla Bce a tassi d’interesse bassissimi con l’obiettivo di rilanciare le economie dei Paesi europei. Di questi soldi le imprese non hanno visto traccia.