«Mai come quest’anno Confagricoltura ha firmato (il 25 agosto, ndr) controvoglia un accordo sul Brachetto che penalizza i viticoltori. Lo abbiamo fatto unicamente per senso di responsabilità verso una filiera per la quale il mercato libero sarebbe stato una vera iattura. Ora, però, le industrie rispettino gli impegni e facciano la loro parte, facendo ripartire il mercato e dando fondo alle giacenze». Così Francesco Giaquinta, direttore di Confagricoltura Asti, ha commentato l’accordo sulle uve Brachetto firmato lunedì 25 agosto nel corso della riunione della commissione paritetica convocata a Torino con la supervisione dell’assessorato regionale all’agricoltura rappresentato dall’assessore Giorgio Ferrero.
I termini essenzialmente prevedono rese ridotte a 30 quintali per ettaro per le uve destinate al docg e a 36 per quelle doc, con una quota di blocage/deblocage (cioè la quantità di mosto “bloccata” che può essere usata per fare vino docg a seconda delle richieste del mercato) tra i 20 e i 25 quintali/ettaro, con prezzi compresi tra i 10 euro al miriagrammo più Iva per i grappoli docg e i 0,80 per quelli doc.
«Il sacrificio dei vignaioli è evidente e merita considerazione da parte delle industrie – ha annotato Giaquinta -. La speranza ora – ha aggiunto – è quella che il comparto si riassetti e, per il prossimo anno, si riesca a rilanciare il prodotto. Un risultato – ha avvertito il direttore di Confagricoltura Asti – che solo le Case spumantiere sono in grado di conseguire».