Con un comunicato stampa, la Produttori Moscato rende noto:
“Ribaltato l’esito del processo di primo grado nella vicenda del licenziamento dell’ex direttore della Produttori Moscato, Angelo Dezzani. La Corte di appello di Torino, con sentenza pubblicata il 13 aprile 2012, ha infatti accolto l’impugnazione che l’AssoMoscato, assistita dagli avvocati Fabio Lupi, Ferruccio Papi Rossi e Corrado Guarnieri, aveva proposto contro una sentenza (quella che aveva dichiarato illegittimo il licenziamento di Dezzani) ritenuta profondamente ingiusta ed infondata.
La vicenda risale all’autunno del 2009, quando la Produttori Moscato aveva licenziato l’allora direttore Angelo Dezzani per gravi mancanze disciplinari. Dezzani aveva contestato il recesso e il giudice di primo grado aveva accolto le sue domande, condannando l’AssoMoscato a un esborso complessivo superiore a 400 mila euro, tra indennità varie, contributi, spese e interessi.
I giudici di appello hanno riformato la sentenza del Tribunale di Asti, riscrivendo, di fatto, la verità su una vicenda che, per la notorietà dei suoi protagonisti, aveva avuto ampia risonanza mediatica. La Corte, in particolare, ha ritenuto “pienamente provati” gli “addebiti” formulati dalla Produttori contro Dezzani, reo di avere tentato di introdurre la figlia all’interno della cooperativa, senza informare i competenti organi societari, “inducendo o cercando di indurre gli altri dipendenti … a cedere alla ragazza una parte del proprio lavoro”. La Corte ha accertato che la condotta dell’ex direttore (che aveva “approfittato della propria posizione, travalicando i propri poteri e non attenendosi ai precisi limiti tracciati dal presidente della cooperativa Satragno”) era “certamente idonea ad incrinare in modo definitivo ed irrimediabile il rapporto fiduciario” alla base del rapporto di lavoro, anche in considerazione dei “rilevanti rischi” ai quali la cooperativa era stata esposta.
Su queste premesse, il licenziamento dell’ex direttore è stato giudicato non solo “giustificato” (vale a dire corretto e rispettoso del principio di buona fede), ma addirittura sorretto da “giusta causa” (che legittima il recesso “in tronco”, vale a dire senza il preavviso contrattuale normalmente dovuto). Alla “mala fede” di Dezzani (condannato a restituire alla Produttori Moscato tutte le somme ricevute in esecuzione della sentenza di primo grado) fece da contraltare, per i giudici di appello, l’esemplare correttezza del Presidente della Cooperativa Satragno, che evitò di divulgare le reali ragioni del licenziamento di una persona che, in fondo, aveva lavorato per la Produttori Moscato per più di venti anni, “confermando un atteggiamento non persecutorio ma di attenzione e cortesia nei confronti dell’ex dipendente”. Attenzione e cortesia ripagate con un aspro contenzioso giudiziario, al quale la pronuncia della Corte di appello dovrebbe probabilmente aver messo la parola fine.”