Fiere del tartufo senza il tartufo, con i trifolao, i cercatori del prezioso fungo ipogeo, che disertano le manifestazioni per paura dei controlli delle forze dell’ordine impegnate nella lotta al “nero”, in questo caso, non riferito al colore del tartufo, ma alle compravendite senza fattura.
È questa la situazione paradossale che i media locali dell’Astigiano (ma pare che analoghe situazioni stiano accadendo anche in altre zone del Piemonte e d’Italia) hanno registrato in occasioni dei primi eventi dedicati al tartufo bianco, appuntamenti attesi dai consumatori e dagli appassionati di buona tavola.
Confagricoltura Asti lancia un appello al Governo e alle istituzioni affinché si pensi a regolamentare fiscalmente il settore della vendita di tartufi e funghi.
«Oggi – spiega il direttore di Confagricoltura Asti, Francesco Giaquinta – i cercatori di tartufi e funghi sono considerati commercianti a tutti gli effetti, con aliquote, regole e sanzioni rigidissime. I giusti controlli delle Forze dell’Ordine, che hanno il dovere di far rispettare le leggi dello Stato, stanno di fatto deprimendo il mercato. L’assenza di tartufi alle fiere astigiane ne è il sintomo più eclatante. In questo senso – propone Giaquinta – il Governo, nel segno delle azioni pro sviluppo Italia tanto spesso annunciate, dovrebbe pensare ad una rimodulazione delle aliquote e delle regole in tema di compravendita di funghi e tartufi. Ne gioverebbe il comparto agricolo che, nonostante abbia più volte dimostrato di essere strategico per l’economia del Paese, insieme al rigore deve sopportare anche la costante indifferenza delle istituzioni».
Insomma da Confagricoltura Asti arriva la proposta di una sorta di “scudo fiscale” per tartufi e funghi che dovrebbero avere imposte e tasse calmierate, «Utili – chiarisce Giaquinta – a far emergere il “nero” e ad aiutare un settore che integra il reddito di molti operatori agricoli già alle prese con la crisi dei consumi e la stretta delle tasse».