“L’agricoltura è, per l’Italia di questi tempi, un vero e proprio paradosso. Mentre tutti gli altri settori economici segnano il passo, quello agricolo ha molti indicatori con il segno più, pur essendo il comparto maggiormente colpito dal grave e sostanziale disinteresse del mondo politico e dalle imposizioni fiscali attuate dal Governo uscente”.
Così ha esordito, nel salone dell’agriturismo Agrigriglia Bigatti di Incisa Scapaccino, il presidente provinciale della Confederazione italiana agricoltori, Dino Scanavino, aprendo la conferenza stampa di inizio anno a cui hanno partecipato, alla fine della scorsa settimana, anche parlamentari e consiglieri regionali.
Il consueto incontro con gli organi di informazione della Cia, è stato caratterizzato dal vivace ed aperto confronto su una serie di questioni irrisolte che il presidente Scanavino (al cui fianco erano il vicepresidente provinciale, Alessandro Durando ed il direttore Mario Porta), ha illustrato nel suo intervento di apertura. Dalla considerazione che, malgrado tutto, il comparto agricolo abbia retto all’urto della crisi con una significativa crescita dell’occupazione e con alcuni settori in buona salute (il cerealicolo soprattutto, ma anche quello vinicolo che ha finora retto alle generali difficoltà economiche) a cui fanno però da contraltare la pesante crisi della zootecnia, il dilagante fenomeno della Flavescenza dorata nei vigneti ed i problemi di definizione della nuova Pac (la politica agricola comune che dal 2014 prevede una forte riduzione della dotazione finanziaria), il quadro disegnato da Scanavino ha presentato forti momenti di preoccupazione ma anche spiragli di cauto ottimismo per il futuro.
Nel proporre agli esponenti politici astigiani (presenti i deputati Massimo Fiorio, Roberto Marmo, Sebastiano Fogliato e Maria Teresa Armosino, il consigliere regionale Rosanna Valle e l’ex assessore provinciale all’agricoltura, Fulvio Brusa) le richieste della Cia per il parlamento ed il governo che verranno, Scanavino ha sottolineato alcuni aspetti ritenuti indispensabili per lo sviluppo ed in taluni casi, per la sopravvivenza del comparto agricolo.
Prima di tutto la necessità di rivedere l’IMU (l’agricoltura attende tuttora la restituzione di ben 127 milioni di euro versati in più rispetto alle previsioni del fisco) e subito dopo riformare, una volta per tutte e con grande concretezza, il sistema burocratico che pesa sul comparto come un macigno (le più recenti “chicche” sono state le incredibili complicazioni previste per le bolle di accompagnamento dei prodotti vitivinicoli e l’obbligo, per le aziende esenti da Iva, di tenere egualmente la contabilità relativa).
Ma prioritaria è anche la necessita che la politica ed i cittadini si convincano che la Pac non è uno strumento che finanzia l’agricoltura, bensì il modo per consentire ai cittadini stessi di approvvigionarsi di cibo sano e nutriente a costi sostenibili e, soprattutto, che l’agricoltura è un bene comune da tutelare non soltanto perché produce alimenti, ma anche per le sue altre molteplici funzioni che vanno dalla tutela del territorio al sostegno al turismo.
“Non tutto però deve essere letto con il segno meno – ha concluso Scanavino – Ne è un esempio di grande rilevanza la nascita, a livello nazionale, di “Agrinsieme”, un organismo di coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza Cooperative che rappresenta una svolta epocale nel sistema delle rappresentanze del mondo agricolo nazionale. Sul piano locale è invece da segnalare la sempre più stretta sinergia e collaborazione – quasi a prefigurare una possibile quanto tuttora indefinita unione tra le province di Asti e Alessandria – tra le Cia delle due province al fine di razionalizzare l’attività di entrambe le organizzazioni, fornire servizi sempre più efficienti agli agricoltori ed a tutti i cittadini e, cosa da non sottovalutare in tempi di crisi come questi, ridurre i costi generali di gestione”.
Per quanto riguarda gli interventi dei rappresentanti di Regione e Parlamento, mentre la consigliera regionale Valle ha preannunciato per la fine dell’inverno la presentazione di un disegno di legge che ridefinisce in modo organico l’attività agrituristica in Piemonte (importante integrazione all’attività agricola), di segno molto diverso tra loro sono state le opinioni dei parlamentari sull’operato del Governo Monti in materia agricola e sui provvedimenti da portare all’attenzione del futuro Governo. Fortemente critici con le decisioni del Governo Monti sono stati Fogliato (“l’IMU è stata una tassa inutile e buona solo per aiutare le banche, bisognerà assolutamente eliminarla nei prossimi mesi”) e Armosino (“il governo Monti è stata una disgrazia non solo per l’agricoltura e la burocrazia rende schiavi gli uomini. Bisognerà riformare lo stato sociale, avere parlamentari indipendenti dagli ordini di partito ed esercitare il controllo sulle decisioni dell’esecutivo”).
Più morbidi quelli di Marmo (“il Governo che verrà dovrà fare in modo che accedere al credito sia molto più facile di oggi, se vogliamo riprendere la strada dello sviluppo che per il nostro territorio potrà avere anche interessanti risvolti dal buon esito del progetto Unesco”) e di Fiorio. Quest’ultimo, sottolineata la grande importanza della nascita di Agrinsieme, ha posto in evidenza come non possa non essere considerato strategico il ruolo dell’agricoltura in un paese come l’Italia ed ha auspicato che il nuovo Governo abbia ben altro rispetto di quanto ne abbia avuto quello Monti, per il Parlamento, dove su precisi obiettivi di sviluppo, come dovrà inevitabilmente avvenire per l’agricoltura, sarà possibile ed augurabile trovare decisivi accordi trasversali. (a cura di Paolo Monticone)