Don Milani, lo scomodo maestro, raccontato dall’Israt il 12 dicembre a Palazzo Mazzetti

Don Lorenzo nasce a Firenze il 27 maggio 1923 in una colta famiglia borghese. E’ figlio di Albano Milani e di Alice Weiss (di origine israelita).

“Don Milani: uno scomodo ‘maestro’” è il titolo del secondo incontro organizzato dall’Israt, ad Asti, il 12 dicembre, a Palazzo Mazzetti, per i settanta studenti che aderiscono al Progetto di storia contemporanea indetto da Consiglio Regionale del Piemonte, Comitato Resistenza e Costituzione, Ufficio Scolastico Regionale. Fondatore e animatore della famosa scuola di Sant’Andrea di Barbiana, Lorenzo Milani attuò il primo tentativo di scuola a tempo pieno espressamente rivolto alle classi popolari.

L’appuntamento del corso di formazione, che la scorsa settimana ha proposto un approfondimento sulla guerra di Spagna con il ricercatore universitario Marco Novarino, si terrà martedì 12 dicembre, alle 17, a Palazzo Mazzetti.

L’incontro è aperto a tutti i cittadini; come il precedente e quello conclusivo del 20 dicembre (Aldo Mirate parlerà di Costituzione e Assemblea Costituente), riconosce crediti formativi agli studenti coinvolti (Liceo Artistico Benedetto Alfieri, Liceo Classico Vittorio Alfieri, Istituto Monti, Liceo Foscolo, Casa di Carità, AFP Colline Astigiane di Agliano) e vale per l’aggiornamento e la formazione degli insegnanti.

Relatrici Pinuccia Arri e Nicoletta Fasano (Israt), chiamate a delineare la figura e l’attività educativa di don Lorenzo Milani, maestro della scuola di Barbiana, la piccola frazione toscana di Vicchio, nella valle del Mugello, divenuta famosa dopo la pubblicazione della rivoluzionaria “Lettera ad una professoressa” (maggio 1967).

Al centro delle idee di Don Milani, di cui quest’anno ricorre il 50° anniversario della morte, c’era una scuola che, in attuazione dell’articolo 3 della Costituzione, doveva anzitutto formare cittadini consapevoli, responsabili e partecipi. Una scuola che non emarginava gli “ultimi”, perché “la povertà dei poveri non si misura a pane, a casa, a caldo. Si misura con il grado di cultura” (da “Lettera ad una professoressa”).

Riflettere, dopo cinquant’anni, sull’esperienza di Barbiana può aiutare a ragionare sui compiti della scuola attuale e su quanto, ancora oggi, sia scomoda la figura di don Milani.