L’Osservatorio sulla sanità astigiana fa sapere: «E’ sufficiente fare “un giro” in Ospedale, parlare con gli operatori e con qualche Primario, per percepire il senso di rassegnazione ma anche “rabbia” di fronte al declino senza fine del Cardinal Massaia. L’accoppiata regionale Cota e Chiamparino, a cui si è aggiunto Saitta, è riuscita, nel volgere di sei anni, a depotenziare una struttura nuova inaugurata solo dieci anni fa. Ci chiediamo:
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é il risultato di un destino ineluttabile causato dalla marginalità di un piccolo territorio privato, progressivamente, di importanti funzioni e con scarso peso politico/elettorale ?
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E’ la necessità di dover ripianare i debiti accumulati negli anni: agitando lo spauracchio del Commissariamento della sanità piemontese in assenza di un traumatico Piano di Rientro ?
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E’ l’imperativo, per la Regione, di costringere gli astigiani ad andarsi a curare ad Alessandria come compensazione della “mobilità passiva” degli alessandrini verso la Lombardia. ?
Queste domande non avranno risposte, sappiamo di non essere interlocutori graditi poiché scomodi, ma l’intendimento dell’Osservatorio è quello di scuotere la città, rompere l’imbarazzante, se non complice silenzio che, dopo la mobilitazione dell’anno passato, è caduto su un tema così importante come quello dei servizi sanitari per la nostra popolazione!
Il 30 dicembre scorso, la nuova Direzione Generale ha deliberato l’approvazione del “piano di riduzione delle strutture complesse”. Ribadiamo che, pur avendo uno scarso impatto dal punto di vista del risparmio, il declassamento di una struttura sanitaria, da complessa a semplice, determina, nel tempo, una riduzione del servizio ai cittadini. Con questa delibera la Direzione fissa i tempi per il ridimensionamento del nostro Ospedale:
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dal 31 dicembre abbiamo perso la struttura complessa del maxillo facciale, la riabilitazione di Nizza, la Psichiatria di Nizza, le cure primarie e medicina convenzionata;
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dal 30 aprile 2016 perderemo la Dietologia, nonostante l’importanza per Asti e per il territorio di questa struttura e perderemo due Distretti territoriali;
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ma la “botta” arriverà alla fine dell’anno 2016: via la Direzione Sanitaria di Nizza, via una Medicina da Asti; e i 50 posti letto? Via la medicina di Nizza e i posti letto? Via la Dermatologia di Asti, via la Pneumologia, via la Psicologia !
In un anno si determinerà la scomparsa di ben 17 strutture complesse.
Lo scoramento che serpeggia in Ospedale ha ulteriori cause: la perdita di tanti bravi professionisti, in particolare Primari che, visto “lo stillicidio” in atto hanno scelto “l’esilio”, ovvero la pensione; altri li seguiranno, pensiamo alla Chirurgia Generale. Altri ancora, a fronte “di una morte annunciata”, hanno scelto o sceglieranno lidi più sicuri e protetti di Asti, che ha ormai perso ogni attrattiva strategica e di carriera per professionisti di livello; possiamo biasimarli?
Per il Reparto delle Malattie Infettive, senza Primario, anch’esso in pensione, continua “l’osservazione” regionale per determinarne sopravvivenza o scomparsa. Se questo è il quadro noi ci chiediamo: dove è “la politica ad Asti”? Abbiamo ancora rappresentanti del territorio in Regione?
E i Sindaci? Il Sindaco Brignolo continua a dormire sonni tranquilli con le rassicurazioni di Saitta e Chiamparino di un anno fa? E i Sindacati, in tutte le loro infinite ed elefantiache rappresentanze, vogliono pronunciarsi ? L’Ordine dei Medici è rimasto ibernato dopo l’Assemblea al Centro S. Secondo dell’anno passato? Noi non ci rassegniamo e non ci stanchiamo di denunciare il fallimento di una politica regionale che, anziché affrontare senza tentennamenti il problema della “rete ospedaliera piemontese” ha solo determinato “gerarchie fra i territori”»