L’on. Roberto Marmo interviene ancora una volta sulla sanità astigiana: «La decisione di accorpare la centrale operativa del 118 astigiano a quello alessandrino non può che trovarmi in disaccordo. Posso capire l’esigenza della Giunta regionale di ottimizzare la logistica in modo da limitare il più possibile i costi della spesa pubblica. Tuttavia in questo modo si priva Asti e la sua provincia di una centrale operativa che è sul territorio, ne ha conoscenza e meglio di altre fuorisede gestisce un particolare e delicato servizio come quello dell’emergenza 118.
Se poi trasferire la centrale 118 ad Alessandria e togliere, in questo modo, all’ospedale Massaia di Asti e tutte le altre strutture astigiane collegate, il collegamento diretto con il “cervello” del soccorso medico d’urgenza, significa fare il primo passo per accorpare l’Asl astigiana con quella alessandrina, allora proprio non ci siamo.
Asti e la sua provincia, che ricordo sono tra le più virtuose e produttive del Nord Ovest e d’Italia con eccellenze mondiali che danno lustro al Made in Italy, ma anche reddito, occupazione e risorse pubbliche in termine di tasse corrisposte all’erario, hanno lavorato per decenni, a tutti i livelli, per avere un ospedale moderno collegato ad una rete di strutture sanitarie, sia pure non completa, che risponde pienamente alle esigenze della popolazione.
La Sanità astigiana è nata dall’intenso lavoro delle istituzioni locali e di amministratori che hanno lottato per anni, confrontandosi tra loro, sia da campi politici avversi, che perfino dello stesso schieramento politico.
Cancellare, con un colpo di spugna, questo patrimonio sarebbe un affronto non solo a queste istituzioni locali, ma a tutti gli astigiani.
Per questo chiedo, come ho già detto alcune settimane fa, che Asti, insieme a tutta la sua provincia, si mobiliti a difesa della sua Sanità.
Una mobilitazione unitaria e non frammentata, al di là delle ideologie e dei partiti, lo dico senza tema di essere irriso da chi, nonostante le dichiarazione democratiche, pensa più al proprio orticello politico che al bene comune.
Mettiamo da parte il particolare e, per una volta, l’Astigiano parli con una voce sola a difesa dei suoi diritti.»