Nell’incontro di presentazione del dossier con la lista delle zone di eccellenza, sabato 19 maggio scorso, alla fondazione Ferrero di Alba, il presidente dell’Associazione per i paesaggi vitivinicoli, Roberto Cerrato, non ha potuto dire altro che «non si tratta di “bocciatura”.
La risposta dell’Unesco va nella direzione di riconoscere il valore della candidatura del progetto con la richiesta di rinviare il giudizio definitivo in un secondo momento. Il fine è di ridisegnare i confini dell’area sottoposta al giudizio dell’Unesco: l’ampiezza presentata dal dossier attuale (oltre 30.000 ettari) è ritenuta assai difficile da definire tutta nei valori dell’unicità richiesti. E’ la ragione per cui le zone che appaiono dalla prima ricognizione tecnica più consone sono le aree del Barolo, del Barbaresco, parte del Barbera e del Moscato».
Cocente il rimprovero del sindaco di Alba Maurizio Marello, presente al convegno: “I dossier devono essere profondamente revisionati. Occorre più impegno. Di certo un rinvio è meglio di una bocciatura. Perciò non bisogna perdere la speranza e lavorare ancora in vista del prossimo anno”.
Cerrato ha così replicato: «Il lavoro da noi compiuto è stato straordinario, ma non compreso appieno dall’Icomos. Ora occorre ripartire con serenità e fiducia». Per Marco Valle, coordinatore dei lavori di definizione perimetrale della core zone (zona di eccellenza), tra i motivi del rinvio è stata la presenza di una lobby all’interno della giuria Unesco, ma nulla è perduto: «Di fronte a tale situazione non ci resta che ripartire da zero e cambiare metodo di presentazione. Non ci arrendiamo. Del resto, anche la candidatura delle Dolomiti ha avuto lo stesso percorso. Questa volta concentreremo le attenzioni anche sugli edifici storici e sulle opere d’arte». C’è solo da chiedersi “Perché non prima?”.