«Ci troviamo qui questa sera al nostro appuntamento annuale. – è intervenuto Giovanni Satragno, presidente della Produttori Moscato, nel corso dell’assemblea annuale avvenuta a Santo Stefano Belbo, lunedì 29 aprile – E’ una data formale, in quanto necessaria, per l’approvazione dei bilanci, consuntivo e di previsione, ma è soprattutto un appuntamento dove si può parlare di quanto è avvenuto nella campagna trascorsa e si tracciano le linee programmatiche per il futuro. E’ un appuntamento al quale sono invitati gli associati e in cui tutti possono dire la loro, esprimere critiche ed avanzare proposte.
Probabilmente essere associati alla Produttori sembra non dare un vantaggio diretto, in quanto le condizioni contrattuali sono le stesse sia per gli associati che non (al di là di chi vuole partecipare alle manifestazioni con le proprie etichette), ma crea una forza che serve a tutti. Vale sempre il principio per cui più siamo e più riusciamo a far sentire la nostra voce. La Produttori Moscato, nel recente passato, ha ottenuto un importante successo, che è quello che voi tutti conoscete. Mi riferisco al risultato processuale ottenuto nei confronti del Ministero delle Politiche agricole con la revoca del Decreto che allargava la zona di produzione del territorio di Asti. È già la seconda volta che avviene, prima nei confronti del decreto dell’allora ministro De Castro ed ora contro il decreto dell’ex-ministro Catania. Se fossimo stati solo “quattro gatti”, non ci saremmo riusciti.
Questo risultato si è ottenuto grazie alla determinazione del nostro cda che ha mai avuto un attimo di cedimento, ma soprattutto alla fortuna di aver incontrato abilissimi avvocati, quali Isolabella della Croce e Papi Rossi. Alla nostra cordata si sono uniti il comune di Coazzolo, l’Associazione dei Sindaci dei Comuni del Moscato e, in quest’ultima fase, anche la Coldiretti. A livello di commissione romana ci appoggiò anche Dino Scanavino, membro della commissione stessa e vice-presidente nazionale della CIA. Ma quanti avevamo contro? Facciamo un elenco? Il Consorzio di Tutela prima, poi, nell’ultima fase deve aver capito l’inopportunità e quindi si è estraniato.
Altre associazioni di produttori che si spacciano per difensori dei propri associati; Confcooperative, dalle quali noi abbiamo immediatamente rassegnato le dimissioni; i due ministri che si sono succeduti oltre tutti i funzionari ministeriali di rilievo, sia a livello nazionale che locale; i professori universitari chiamati ad esprimere un parere; la Commissione Ministeriale di Tutela per le DOC presieduta da Martelli, ad esclusione di tre membri: Coldiretti e CIA convinti, Unione Agricoltori… non lo so.
Un altro piccolo risultato ottenuto nell’ultima vendemmia è stato un lieve aumento di prezzo delle uve. Il risultato si è raggiunto, in quanto la compagine agricola si è presentata compatta e senza sbavature. Questo è avvenuto con almeno due anni di ritardo, ovvero quando è scoppiata la Moscato-manìa. Nel 2010 si sarebbe potuto ottenere un aumento decisamente più significativo di almeno un euro al miriagrammo, se non ci fossero stati tanti “se”, se la Vignaioli, rappresentata da Ricagno, non avesse parteggiato per gli industriali.
Lo ha ammesso pubblicamente l’anno scorso, con grande pentimento, dopo essere stato estromesso dal Consorzio dell’Asti, su disegno industriale. In parole povere, si è ribellato all’industria, passando dalla nostra parte dopo essere stato rinnegato dai suoi. Ormai, però, il danno era stato fatto e, se calcoliamo, un euro al miriagrammo persi, arriva ad un ammontare di 10 milioni di euro di danno l’anno! Bisognerebbe poter applicare il principio che “chi sbaglia, paga”, ma in questo Paese, chi sbaglia, non paga mai; ne sono un chiaro esempio i nostri politici.
Riguardo alla promozione, abbiamo realizzato alcune manifestazioni in Paesi esteri, come Bordeaux, Stati Uniti, Amsterdam, Perpignan e anche in Cina. In Italia eravamo presenti alla Fiera del Tartufo di Alba e al Vinitaly, nei giorni scorsi, col nuovo stand. Rispetto all’anno precedente, l’Accordo ha sancito una modifica significativa, che è stata quella di riconoscere, su proposta dell’assessore Sacchetto, un premio ai surì ossia ai vigneti di moscato con pendenza superiore al 50%. È un’iniziativa importante che la Produttori ha appoggiato, perché è giusto che queste aree molto faticose da lavorare e che danno un prodotto di qualità, vengano premiate. Non è, però, giusto che venga applicato il principio mutualistico, ossia che si usufruisca dei soldi del vicino di capezzagna, con un prelievo di 3 euro a tonnellata su tutta la produzione.
Durante la serata al teatro Balbo di Canelli, ho notato gente molto brava ad incensarsi per l’iniziativa, ossia gente molto abile “a lucidar le cromature”, omettendo di precisare da dove arriverebbero i soldi. Prossimamente, alle belle parole dovranno seguire anche i soldi.
Il passato ormai fa parte del passato: ciò che interessa è il futuro. Devo dirvi che, ahimè, lo scenario del prossimo futuro non è dei migliori. Nel 2011: 107 milioni di bottiglie; nel 2012: 92 milioni di bottiglie; oggi, le previsioni Eurisco 2013 sono di 85 milioni! Anche se ora l’imbottigliato segna + 2,5 milioni di bottiglie di Asti e parità per il Moscato d’Asti. Sappiamo però, che l’imbottigliato è un dato mai certo e ciò che conta è il commercializzato. Quindi la resa presumibile 2013 si aggira intorno ai 90 quintali ad ettaro. Volendo salire, occorrerà prevedere il solito stoccaggio che in passato ci ha dato dei problemi.
Sarebbe stato utile non esagerare con le rese l’anno scorso, ma quanti erano a tirarci per la giacca?
Siamo riusciti a mediare i 115 quintali richiesti da molti. Sembrava che fossimo masochisti a voler far soffrire la nostra gente, ma l’ingordigia non porta nessun beneficio e, col senno di poi, 100 quintali l’anno scorso e 100 quest’anno sarebbe stato il miglior compromesso.
Pensate alle conseguenze se non avessimo osteggiato i 3000 ettari di nuovi impianti proposti da Ricagno & C. avremmo già 1000 nuovi ettari che andrebbero in produzione fin dalla vendemmia 2013. La situazione parla da sé, ma aggiungo che se alle prossime olimpiadi di Rio de Janeiro verrà aggiunta una nuova specialità olimpica, qualcuno tra quelli che ho prima citato, meriterà l’oro!
La situazione congiunturale non è favorevole, ma sappiamo che altri vini o spumanti non soffrono specialmente nel caso in cui vengano esportati. Mi risulta che nessuno faccia nulla per far conoscere questi due nostri prodotti che sono unici. Il Consorzio di Tutela, per il piano di rilancio, nel periodo 2005-2010, ha speso in promozione oltre 20 milioni di euro, di cui 18,5 in Italia. Risultato: meno che zero, con continuo calo delle vendite, fino al minimo storico e prezzi da hard discount!
Qui dobbiamo svegliarci un po’ tutti e occorrono idee nuove; dobbiamo interrogare l’industria per capire quale destino voglia dare al prodotto e non si esclude la possibilità di nuove tipologie, come il Moscato d’Asti spumante, che già un tempo esisteva. Sarà utile mantenere la sinergia coi nostri partner, Coldiretti e CIA, ma occorre fare tutto ciò in fretta, altrimenti le difficoltà già vissute, non si faranno attendere.»