L’ex sindaco di Canelli Oscar Bielli, autore dell’opera “Le parole che hanno fatto la storia”, di recente pubblicazione, da fine interprete della nostra storia, vuole condividere alcune sue acute riflessioni sul personaggio Pietro Badoglio: «Comprendo ed apprezzo il vigore col quale gli abitanti di Grazzano Badoglio (già Monferrato) difendono il loro “figlio migliore” che, come recita la lapide posta sulla sua casa natale: “… guidò le falangi armate dell’Italia nostra in quella guerra d’Africa che diede a Roma l’Impero.” Stima di conterranei sicuramente non condivisa dalle popolazioni libiche ed etiopi.
Il punto è che non fu il “figlio migliore dell’Italia”, se studiato come Uomo.
Come ricordo nel mio libro “Le parole che hanno fatto la storia”, il Maresciallo d’Italia passò indenne attraverso Caporetto e la nascita del fascismo. Affermava nel 1924: “… sono pronto ad affogare nel sangue il fascismo”.
Peccato che, tempo zero, divenne Ambasciatore in Brasile di quel regime. Col Generale Graziani si distinse per la feroce repressione nelle colonie. Fu pronto a sostituire Mussolini condividendo col Re quella “coraggiosa” iniziativa seconda solo alla “regale fuga” a Brindisi che li vide nuovamente accomunati.
Nel ’43 da Primo Ministro tranquillizzò l’Ambasciatore tedesco Rahn: “Sono uno dei tre più vecchi Marescialli d’Europa, potete pensare che manchi alla parola d’onore di un soldato?”
Pochi giorni dopo ci fu l’armistizio seguito dalla celeberrima espressione: “… la guerra continua…” Peccato che l’esercito italiano non sapesse a fianco di chi… Poi come detto la “regale fuga”.
Possiamo considerarlo sicuramente un abile e cinico funambolo della nostra storia, non certo esempio da additare ai nostri figli.
Sopravviva pure Grazzano Badoglio, se questa è la volontà dei residenti. D’altro canto gli esempi servono e trasmettono insegnamenti, anche quelli negativi.»