L’on. Roberto Marmo interviene sui trasporti ferroviari da e per l’Astigiano e il Sud Piemonte: «Che il problema dei collegamenti ferroviari tra l’Astigiano e le direttrici verso le grandi città, soprattutto Torino e Genova, vada affrontato con attenzione credo sia un concetto condivisibile da tutti. Che questo stia accadendo, ancora non è dato sapere.
Si stanno, infatti, moltiplicando le lamentele di cittadini che si trovano davanti a situazioni di disagio, come la cancellazione di troppe corse e la condizione precaria dei servizi di accoglienza di base su alcuni treni.
In questo senso rilevo le proteste di vari comitati di pendolari che anche attraverso i socialnetwork, denunciano fa tempo situazioni eclatanti di disservizio.
E registro anche la protesta di colleghi sindaci e consiglieri che, raccogliendo i disagi dei loro concittadini, chiedono incontri urgenti con la Regione e le società che gestiscono i trasporti ferroviari.
Resto convinto – e la convinzione non è solo mia, ma riguarda gran parte dei partiti dell’Arco costituzionale – della valenza dell’Alta Velocità ferroviaria (Tav), come strumento insostituibile e vitale per portare il Piemonte e l’Italia in Europa.
Tuttavia mi chiedo se non convenga che la Regione, attenta a questi problemi, invita ad un tavolo di discussione le aziende ferroviarie, Trenitalia in testa, per riconsiderare tagli e ottimizzazione delle corse, ma anche altri temi non meno importanti come la manutenzione delle linee di transito e delle stazioni, specie quelle non presenziate.
Collegare Asti e il Sud Piemonte a Torino e Genova con convogli “leggeri”, navette in grado di trasportare un numero contenuto di passeggeri compiendo, però, viaggi frequenti, potrebbe essere un modo per garantire una valida alternativa ad altri mezzi di trasporto, puntando, tra l’altro a vari risultati virtuosi: rendere efficiente un servizio pubblico che la gente sente con esigenza primaria, favorire le economie dei centri collegati, evitare inutili aggravi dell’inquinamento ambientale e, non ultimo, rimpinguare le casse delle aziende ferroviarie.
Non sono un manager dei trasporti e non è mio compito verificare se e come queste ipotesi possano essere praticabili o se ve ne siano di alternative.
Come parlamentare, però, non posso esimermi dal segnalare i disagi dei contribuenti che non devono e non possono essere trasformati nell’anello debole di un meccanismo che fa ricadere su di loro solo ed esclusivamente il pagamento di biglietti sempre più cari, sollevando, di fatto, i gestori del servizio da ogni responsabilità e obbligo contrattuale e di risarcimento nei confronti degli utenti.»