Il campo di raccolta, in regione Dota a Canelli, per lavoratori stranieri accampati in tende di canne, cartoni, nylon, legname, dalle ore 17 di lunedì 29 settembre è stato privato dei servizi igienici, due gabinetti chimici ed una doccia.
A nulla sono servite le richieste delle parrocchie e della Caritas (che tanto si è prodigata e tanto continua a fare in loro aiuto) di lasciar funzionare l’acqua corrente ancora alcuni giorni per la decina di braccianti rimasti e che, finita la vendemmia del Moscato, cercavano di guadagnare ancora qualcosa con la Barbera.
Le motivazioni, “brevi ed esaustive”, le abbiamo ascoltate dal sindaco Marco Gabusi durante il consiglio comunale di lunedì sera 29 settembre: «Basta sentir parlare di Canelli come la città dalla “vendemmia della vergogna”. Noi non siamo come a Rossano, a Trento o a Saluzzo. Il problema è diverso. Due anni fa i vendemmiatori stranieri dormivano lungo il Belbo. Ora la situazione è migliorata. Noi siamo gli unici ad aver fatto qualcosa. Eppure ci sono 52 Comuni che vendemmiano Moscato. Ora il Moscato è stato raccolto, basta! Quelli che ci hanno dato il voto (il 54%) la pensano come noi. E se la Regione vuol darci dei soldi (riferimento a Ferrero, assessore regionale Agricoltura NdR), ce li dia per la sicurezza. La popolazione vuole la sicurezza. Così il prossimo anno, sul territorio comunale, ci sarà il divieto di sosta per tutti. Questo è chiaro e pacifico».
A nulla sono serviti l’ottimo suggerimento del ‘bollino etico’ di Alberto Barbero (M5S) e nemmeno la riflessione di Elena De Lago sul rischio del razzismo a Canelli.