“Son passati cinque mesi dalla sua scomparsa e noi siamo sempre lì a pensare, notte e giorno. Giriamo dappertutto”.
Desta veramente compassione il racconto straziante dei genitori Pinuccia e Salvatore di Massimo Boncore, giovane avvocato scomparso dal 12 gennaio scorso (giorno del suo compleanno) dalla sua abitazione di Canelli, in via Ungaretti 25, senza documenti, senza denaro, senza automobile, senza dare più notizie di sé. Un bravo giovane, che aveva una gran voglia di rendersi utile agli altri, di diventare operativo nel volontariato, ma che, per inseguire il suo sogno, non ha esitato a tagliare il cordone ombelicale con la famiglia, rinunciando anche ad un ottimo impiego presso il Ministero del Lavoro.
In questi mesi i suoi familiari, di origine siciliana, non si sono però rassegnati e hanno vissuto questo silenzio assordante come una condanna immeritata. E’ lungo l’elenco dei pellegrinaggi dei coniugi Boncore e del figlio Carmelo, alla ricerca dell’inspiegabile eclisse del loro figlio e fratello. Inseguendo ogni dettaglio, testimonianze, avvistamenti, improbabili suggerimenti, ipotesi azzardate.
“In giro, ovunque si profili un lumicino di speranza”, da sotto casa alla Sicilia, ma soprattutto in Piemonte, Liguria e Lombardia, a Rocca Canavese da don Messina, a Bose da Enzo Bianchi, dai Francescani a Milano, a Ferrere, a Boves, a Vezzolano dove hanno incontrato lo psichiatra Alessandro Meluzzi che li ha incoraggiati a sperare, proprio sulla base dello scritto lasciato da Massimo al fratello: “E’ chiaramente una persona che non vuole suicidarsi… Continuate a cercare”.
“E noi continueremo! Aiutateci anche voi!”