E’ stato un pomeriggio intenso ed anche emozionante quello che Monastero Bormida ha dedicato, in occasione della Giornata della Memoria, domenica 29 gennaio, alle vittime dell’olocausto. nella sala adiacente al teatro comunale.
Un folto pubblico ha partecipato all’evento che ha focalizzato l’attenzione sia sulla tematica delle cause che hanno portato al sorgere della mentalità razzista e antisemita in Europa, sia ai collegamenti con la realtà locale e in particolare con la comunità ebraica acquese, come emerge dalla lettura delle pagine dello scrittore monasterese Augusto Monti.
A fare da trait-d’union tra i vari interventi sono state le splendide melodie della tradizione ebraica proposte da Federica Baldizzone e Simona Scarrone.
Dopo i saluti del sindaco Ambrogio Spiota, la professoressa Luisa Rapetti con la sua relazione “1935: la coraggiosa lezione di libertà del prof. Augusto Monti” ha tratto spunto da un capitolo de “I Sanssossi”, recentemente ristampato come volumetto autonomo dalla Casa Editrice Araba Fenice (era presente il titolare Fabrizio Dutto) dedicato alla singolare e saggia figura di un vecchio ebreo acquese, Isaia Debenedetti detto Graziadio, che con grande lucidità analizza, in una storia ambientata a fine Ottocento, ma che risente molto dell’epoca storica in cui Augusto Monti la scrisse (1935), alcune delle cause dell’antisemitismo e dei pregiudizi contro gli Ebrei.
Il racconto è interessante non solo per la vivacità dei dialoghi che ne favorirebbero una trasposizione in pièce teatrale, ma anche per le tante notizie storiche riportate, come ad esempio la descrizione dell’assalto al ghetto di Acqui operato da facinorosi locali spinti da voci e pretesti che poi, alla prova dei fatti, risulteranno del tutto infondati.
La scelta di Augusto Monti fu quanto mai coraggiosa, visto che nelle pagine del racconto si nascondono allusioni alle vicende contemporanee allo scrittore e in particolare agli arresti di giovani intellettuali ebrei antifascisti avvenuti in Piemonte proprio in quegli anni.
A seguire il professor Vittorio Rapetti ha parlato invece del clima culturale, politico, sociale, storico che portò allo scoppio dell’odio razziale e alla pianificazione dell’olocausto.
La sua relazione, dal titolo “Com’è potuto accadere? Il meccanismo che ha portato alla Shoah” ha consentito di inquadrare il fenomeno della Shoah in un preciso contesto; non una improvvisa follia, ma il risultato di un lungo processo di istigazione razzista ben pianificata, sia in Italia sia in Germania, e portata avanti con le armi della propaganda, della satira, della discriminazione del diverso, fino ad arrivare alla repressione delle libertà individuali e alla pianificazione dello sterminio (oltre 25 milioni di prigionieri costretti ai lavori forzati e oltre 16 milioni di morti).
All’incontro hanno partecipato numerosi protagonisti della vita politica e sociale valbormidese: dal senatore Adriano Icardi al maestro-partigiano Pietro “Pedrin” Reverdito, dal Presidente ANPI di Alessandria Roberto Rossi al senatore Federico Fornaro, che con il suo lucido e realistico intervento ha concluso il dibattito, sottolineando i rischi derivanti dalla fragilità dei sistemi democratici, che sono ben lungi dall’aver maturato quegli anticorpi necessari a prendere le difese dai rigurgiti di totalitarismo che a volte non solo ritornano ma, come capitò in particolare al nazismo tedesco, conquistano il potere con metodi formalmente legittimi e costituzionali.