>> “I luoghi della memoria” tavola rotonda sulla cultura contadina e sulla Resistenza, a Vaglio

Alle ore 18 di domenica 22 luglio, nei Giardini a Vaglio, il giornalista Rai Beppe Rovera presenta gli ospiti della tavola rotonda sul tema “I luoghi della memoria”, luoghi che in questo caso hanno le caratteristiche di essere simboli della Resistenza e della cultura contadina tradizionale. Parteciperanno Rossella Cantoni, presidente dell’Istituto Cervi, che illustrerà le attività dell’Istituto intitolato ai sette fratelli partigiani fucilati dai fascisti nel dicembre del 1943.

L’Istituto conduce attività di ricerca, di promozione dei valori civici e della cultura e possiede la biblioteca di Emilio Sereni specializzata in storia dell’agricoltura e del paesaggio rurale. Il Museo è allestito nella cascina, dove papà Alcide Cervi, dopo l’eccidio dei figli, ha continuato con le nuore e i nipoti a lavorare sulla sua proprietà di 16 ettari di Campirossi a Gattatico di Reggio Emilia. Casa Cervi è uno dei luoghi della memoria nazionali che entra a buon diritto nell’iconografia italiana della Resistenza e della Repubblica nata dalla lotta antifascista.  Gli oggetti del lavoro contadino, insieme ai documenti di una famiglia fuori dal comune, e alla testimonianza del sacrificio sono stati custoditi dalla lucida volontà di Papà Alcide e dalle vedove dei sette fratelli, dal trattore comprato nel 1939 che portava sulla testata un mappamondo, alle pratiche per migliorare la capacità produttiva del podere e della stalla. Vengono ricordate le tradizioni politiche e sociali del Reggiano e la lotta antifascista dei fratelli Cervi e la loro fucilazione nel dicembre 1943, all’inizio della Resistenza, viene rappresentata come uno spazio vuoto. L’altro interlocutore è il politologo Marco Revelli, figlio del partigiano e scrittore Nuto Revelli, che con la Fondazione che porta il nome del padre, sta recuperando con un progetto di edilizia sostenibile le baite di Paralup. In quello sperduto luogo di montagna, che ospitava i pastori all’alpeggio, nell’autunno del 1943 Nuto Revelli, Duccio Galimberti e Dante Livio Bianco hanno costituito la prima banda partigiana di Giustizia e Libertà.

Questo fatto dà un importante significato al luogo. Qui passarono il terribile inverno del ‘43 valorosi partigiani della banda  ‘Italia libera’,  destinati a diventare protagonisti della lotta di liberazione, che scelsero come base sette povere baite situate in una  zona poverissima, ma che furono un ricovero sicuro. Paralup è una piccola borgata nel comune di Rittana (CN) situata a circa 1300 mt. di altitudine, sul crinale che divide la valle Stura dalla Val Grana, completamente abbandonata da molti decenni per lo spopolamento della montagna. Quelle baite hanno acquistato, inoltre, un altro significato simbolico perchè ricordano il lavoro di ricerca e di raccolta di testimonianze condotte da Nuto Revelli per il suo libro Il mondo dei vinti (1977), che ha dato voce per la prima volta all’esperienza di vita e alla cultura dei contadini cuneesi, ricordati dallo Stato solo per andare a morire in guerra. Paralup è, dunque, anche, il simbolo di una civiltà perduta, di un rapporto con la natura e l’ambiente distrutto, fatto di fatica e fame e quindi non da rimpiangere, ma che fa parte della nostra storia e quindi va ricordato, recuperando valori e radici. Il progetto del recupero della borgata, che è iniziato in alcune baite, ha scelto la via di un inserimento totale dell’architettura rurale nel paesaggio, nell’aderenza al contesto e alle componenti peculiari del sito, nel recupero dei materiali esistenti e in una scelta cromatica appartenente ai luoghi: piccole scatole di legno, contenitori che servano a ospitare, a studiare, ad ascoltare, sempre con uno sguardo rivolto al futuro. Volumetrie leggere, reversibili e minimo intervento. Marco Revelli ricorderà che le baite di Paralup vogliono essere soprattutto testimonianza, documentazione del territorio, conservazione del patrimonio culturale e il segno di un ritorno alla vita, restituendo ai pastori la possibilità di ritornare per l’alpeggio e ai giovani l’occasione di soggiornarvi con l’impegno di conoscere la storia partigiana e di praticare i valori di solidarietà e di giustizia sociale.

Laurana Lajolo, presidente dell’Associazione Davide Lajolo, racconterà la storia del Bricco di Monte del Mare, un luogo simbolico degli Itinerari letterari di Davide Lajolo, ricco di antiche tradizioni contadine e di fatti della Resistenza. Il Bricco, si trova nella Riserva naturale ed è la meta principale dell’Itinerario “Il mare verde” della Valsarmassa. All’inizio del ‘900 il nonno materno di Laurana Giovanni Lajolo, divenuto maggiorenne, riceve 500 lire  dalla madre Rosina, che, pur rimasta vedova con due figli piccoili, era riuscita a mantenere la proprietà. Compra un bosco di castagni a Monte del Mare e  impianta una  vigna di barbera. La posizione è soleggiata, la collina ben esposta ai venti e la terra è buona. Giovanni lavora sodo, disbosca e pianta le barbatelle americane più resistenti alle malattie. Costruisce anche un casotto in solida muratura. Proprio a quel Casotto il 18 giugno 1944 Davide Lajolo, diventato il partigiano Ulisse, ha un appuntamento per collegarsi con la banda partigiana garibaldina di Cortiglione. Il suo gruppo è formato da 19 giovani contadini renitenti alla leva, che sono riusciti con un colpo di mano a procurarsi armi sufficienti. Quei ragazzi hanno giurato in prinavera presso il Castello del paese che avrebbero lottato fino alla liberazione del loro paese. Ma quel giorno di giugno una pattuglia fascista cattura Ulisse e due partigiani di Cortiglione. Uno di questi per sfuggire alla cattura scappa verso il bosco e viene ucciso. Gli spari radunano la gente e, quando il corpo del giovane Gino Marino viene appoggiato dai militi fascisti sull’erba davanti al portico dove si svolgeva l’interrogatorio, una donna si avventa al grido “Assassini. Siate maledetti”. Il figlio della donna era stato ucciso a Melle, all’inizio della guerra partigiana. Dal 1993 il Bricco di Monte del Mare è diventato il luogo simbolico della Riserva naturale della Valsarmassa, voluta dalle comunità di Vaglio Serra e di Vinchio per impedire l’apertura di una discarica industriale nei boschi, definiti da Lajolo “il mio mare verde”.

Nella stessa giornata di domenica 22 luglio, alle ore 21, a Vinchio, sulla pista dedicata a Rosetta Lajolo, per dieci anni presidente della Pro Loco e  moglie dello scrittore, viene ricordato il compleanno di 100 anni di Davide Lajolo con il concerto jazz di Felice Reggio e la sua band e le poesie dello scrittore lette da Aldo Delaude. Lo scrittore è nato a Vinchio in una famiglia contadina il 29 luglio del 1912. Lajolo ha così definito il suo legame con il paese: “Vinchio è il mio nido, vi sono nato nel tempo del grano biondo. Quando ritorno qui sono felice, mi libero di tutto, questa mia terra  è come una donna che mi piace tanto, che sento mia e che nessuno può portarmi via”. Con l’occasione viene ricordata anche la moglie Rosetta Lajolo nel trentesimo anniversario della morte. Verrà proiettato il video “Terra di scrittori. Pavese, Lajolo e Fenoglio” di Laurana Lajolo con la regia di Silvio Ciuccetti e verrà allestita la mostra fotografica “Il palpito della terra. Emozioni dalle parole di uno scrittore” di Fabienne Vigna e Luciano Ghione. Saranno presenti molte personalità premiate nel corso degli anni con il Premio Davide Lajolo – Il ramarro. A conclusione agnolotti per tutti serviti dalla Proloco di Vinchio.